Tra battute comiche ed eventi sovrannaturali, il manga di Sugiura Hinako esplora la vita dell’artista Katsushika O-Ei, figlia del maestro Hokusai.
Sarusuberi 百日紅 è un manga scritto e disegnato da Sugiura Hinako, pubblicato dal 1983 al 1987 sulla rivista Weekly Manga Sunday. In Italia è uscito nel 2020, edito da Dynit Manga nella collana Showcase, in due volumi, nella traduzione di Enrico Colasurdo, con il titolo di Miss Hokusai.
Il titolo originale fa riferimento al mirto crespo, un arbusto che continua a fiorire abbondantemente anche mentre i suoi fiori cadono. L’autrice ha affermato di aver scelto questo titolo poiché il vigore di questa pianta le rammenta quello delle stampe ukiyo-e, diventate famoso in tutto il mondo grazie a Katsushika Hokusai, ricordato soprattutto per La grande onda di Kanagawa.
Nate all’inizio del periodo Edo (1660-1868), le cosiddette “immagini del mondo fluttuante” si ispirano all’idea di ukiyo, caratterizzata dall’abbandono ai piaceri e gioie della vita poiché tutto scorre e finisce troppo velocemente.
È Asai Ryōi nel suo Ukiyo monogatari del 1661 a fornirne la definizione che poi verrà presa a modello: Vivere momento per momento; volgersi alla luna, alla neve, ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse degli aceri; cantare canzoni, bere sakè, consolarsi dimenticando la realtà, non preoccuparci della miseria che ci sta di fronte, non farsi scoraggiare, essere come una zucca vuota che aleggia sulla corrente dell’acqua: questo io chiamo ukiyo.
Se Hokusai è probabilmente il pittore giapponese più conosciuto al mondo, la figlia Katsushika O-Ei, protagonista di questo manga, gode di minor fama. Primogenita della seconda moglie del grande maestro, fin da piccola manifestò una grande propensione verso l’arte, trasmessale dal padre al quale fu molto legata per tutta la vita.
Il manga non ha una trama precisa ma è composto da una serie di brevi storie autoconclusive in cui vengono raccontati episodi e vicende della quotidianità di O-Ei, di Hokusai e dei personaggi con i quali interagiscono. Infatti, nonostante il titolo faccia riferimento a O-Ei, il lettore si rende subito conto che l’opera non è incentrata sulla giovane pittrice ma è piuttosto un racconto corale, tanto che in alcuni episodi non sono presenti né lei né il padre.
Moltissimi sono i personaggi che prendono parte alla narrazione, ma a spiccare sono i due artisti Zenjirō, un donnaiolo che vive a casa degli Hokusai, conosciuto poi con il nome di Keisai Eisen, e Utagawa Kuninao, specializzato in bijinga (stampe di belle donne).
Non mancano menzioni di celebri hauta (canzoni popolari) e haiku, e sono presenti anche citazioni dalle opere dello scrittore Santō Kyōden e del poeta Takarai Kikaku. Sugiura Hinako tratteggia un ritratto della città di Edo (antico nome di Tokyo) nel 1814 dove le stampe ukiyo-e sono all’apice del loro successo e, per questo, molto richieste. In quel periodo, Edo era il cuore pulsante del Giappone nonché la capitale. Samurai, cortigiane, artisti e mercanti popolavano la città seguendo un’ideale che celebrava la bellezza e il piacere, come possiamo vedere dalla popolarità delle immagini erotiche, gli shunga.
Lo stile della mangaka è semplice e preciso, con poche sfumature, ma riesce a raffigurare le opere degli artisti con grande maestria e a usare tratti più decisi nei momenti di tensione. Bellissime sono anche le copertine dei singoli capitoli, che riprendono i dipinti di Kuninao, Eisen e ovviamente Hokusai.
Miss Hokusai mostra quindi uno spaccato della vita di O-Ei e Hokusai, esplorando la loro relazione e mettendo in evidenza il loro grande talento artistico. Hokusai, chiamato da sua figlia Tetsuzō (suo vero nome), è rappresentato come un buffo uomo di mezza età, sempre alla ricerca di novità stilistiche, apprezzato e richiesto da tutti. Il suo carattere un pò burbero spesso lo porta a scontrarsi con gli altri ma, in realtà, nasconde un’indole affettuosa, come possiamo vedere nel rapporto con la figlia cieca Nao.
O-Ei è una giovane donna indipendente e anche lei, come il padre, ha un carattere scontroso, tanto da poter essere considerata una tsundere (personaggio che si mostra freddo ma che nasconde un animo dolce).
Il loro è un rapporto ambiguo: Hokusai chiama la figlia “mento” e la prende in giro soprattutto per la sua mancanza di esperienza con gli uomini; O-Ei lo definisce un “vecchio strambo”. Allo stesso tempo, la loro relazione si basa su un’ammirazione reciproca delle rispettive capacità artistiche, tanto che il padre sfrutta la figlia per realizzare stampe al suo posto.
È noto che i due passavano le giornate dedicandosi esclusivamente alla pittura, non cucinando e lasciando accumulare la sporcizia, tanto che quando la casa diventava invivibile traslocavano. Questo è ripreso anche nel manga dove la loro abitazione è sempre in disordine, con fogli sparsi ovunque o stipati negli armadi.
A colpire il lettore sono due aspetti presenti in tutto il manga: l’ironia e la presenza di elementi sovrannaturali e folkloristici tratti dalla tradizione giapponese.
La lettura risulta scorrevole e divertente anche grazie alle numerose battute comiche che si scambiano i personaggi. Allo stesso tempo, tra una risata e un’altra, spiriti, yōkai, oni (demoni), rokurokubi (donne il cui collo di notte si allunga) e draghi prendono vita grazie ai disegni di Sugiura Hinako. Non è chiaro se questi fenomeni sovrannaturali si verifichino davvero, mentre è evidente che vengano usati dall’autrice per rappresentare l’ispirazione artistica e l’espressività dei dipinti.
Significativo è l’episodio del drago che, come si legge nel manga, si dipinge così: c’è un trucco per disegnare i draghi. Muovendo la punta del pennello perde vigore. Se cerchi di pianificarlo con la testa perde ogni forza. Bisogna aspettare… aspettare che scenda da sé. E quando arriva, bisogna bloccarlo con il pennello. È diverso da qualunque altro animale, quindi cambia il modo con cui lo si cattura. È proprio così che O-Ei realizza lo splendido disegno di un dragone.
A sottolineare la potenza che un’opera d’arte può trasmettere è anche il dipinto raffigurante l’inferno, talmente realistico che, alla sua sola vista, la moglie del committente è assalita dagli incubi e le appaiono demoni.
Nel 2015 è uscito anche un anime ispirato al manga e intitolato sempre Miss Hokusai, ma fortemente incentrato sulla figura di O-Ei, in particolare sul rapporto con la sorella Nao. Diretto da Hara Keiichi e prodotto da Production I.G., il lungometraggio ha vinto il prestigioso premio Mainichi Film Awards come miglior film d’animazione dell’anno.
Piccola curiosità: è proprio Hokusai ad avere contribuito alla nascita dei manga moderni con la sua opera Hokusai manga 北斎漫画, una raccolta di schizzi e illustrazioni di vario genere.