Dopo vent’anni, nel 2017, il manga del maestro Nihei, ormai considerato un cult del genere Sci-fi sponda cyberpunk, torna e diventa un film d’animazione claustrofobico, dinamico e dal forte impatto visivo.
La sfida di Netflix è stata quella di ripetere il successo di Knights of Sidonia: la trasposizione in una serie anime dell’ultima opera firmata TsutomuNihei. Polygon Pictures ha prodotto le animazioni del film in CGI (Computer-Generated Imagery), mentre la regia di Hiroyuki Seshita, che già conosciamo per l’anime Ajin – Demi human, è in linea con l’opera originale. Ottima anche la direzione artistica di Hiroshi Takiguchi, che si segnala per i forti contrasti coloristici e percettivi.
Ne risultano frame dal forte impatto visivo che, grazie alla onnipresente luce radente, definiscono ambientazione e personaggi in modo spettacolare. Anche se ci si abitua dopo pochi minuti, la poca fluidità con cui questi ultimi si muovono sullo schermo, va a danneggiare leggermente il piacere visivo globale, costruito grazie ai giochi di luci e ombre. Già dal prologo comunque una cosa è chiara: l'impatto scenografico che accompagnerà l'intero racconto è, grazie alla precisa geometria dell'animazione e della grafica, capace di dar vita a un’esaltazione di azione coreografica d’alto livello. Per quanto riguarda il rapporto col manga originale, il film non stravolge e non perde la sostanza: sono raccontati grosso modo i primi venti capitoli sui sessantacinque complessivi.
In un futuro distopico, lontano e ultra-tecnologico, la società ha raggiunto la definitiva forma informatica, la “Net-Based”, a cui si può accedere grazie al “gene terminale della rete” che ogni persona possiede. Tuttavia, migliaia di anni prima rispetto al momento dell’azione, un virus ha causato una malformazione genetica portando la popolazione alla perdita di questo gene e provocando malfunzionamenti alla Net-Based; questa a sua volta ha perso il controllo del “sistema automatizzato” che gestisce e monitora le città, le quali si sono espanse in multi-strati sempre più grandi.
La Net-Based vieta ora l’accesso a tutto il genere umano che non viene più riconosciuto. L’umanità ha perso quindi il contatto con il sistema di controllo, e non solo: il sistema di difesa Safeguard inizia a dare la caccia agli umani privi del gene, uccidendoli a vista; per sopravvivere la popolazione è costretta a nascondersi nei cunicoli delle mega-strutture.
Un gruppo di ragazzi capitanati da Zuru, decide di intraprendere un viaggio alla ricerca di cibo. Quando ormai hanno smarrito la speranza, appare il deus ex machina Killy, protagonista solitario nel manga, fornito di pistola a raggi gravitazionali, la cui missione è cercare le persone che ancora possiedono il “gene terminale della rete” per poter resettare il Net-Terminale ristabilire l’ordine nel mondo.
Blame! vanta di un forte comparto grafico, scenari in primis, che lo rendono immaginifico e affascinante. La rielaborazione è nella sostanza fedele allo spirito dell'opera originale, e così è anche la caratterizzazione dei personaggi. Vista la natura del prodotto multimediale, il plot tuttavia risulta estremamente semplificato rispetto al manga e racconta una storia a sé. L’horror e lo splatter sono solo accennati se comparati all’opera cartacea, di conseguenza la nuova versione pecca un po’ anche nella diversificazione dei nemici. I silenzi inquietanti del manga, soprattutto in occasione dei viaggi di Killy, nel film sono sostituiti da azione e trambusto, ma in questo caso si tratta di note positive.
Da ultimo, il finale aperto e “prevedibile” lascia sicuramente spazio a un sequel che ci aspettiamo presto.