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Il Future Film Festival riporta in sala all’Odeon un capolavoro: Akira (1988)!

28 Marzo 2023

Il Future Film Festival ha riportato sul grande schermo uno dei grandi cult del cinema di animazione al Cinema Odeon di Bologna in un due serate evento: martedì 14 e mercoledì 15 marzo 2023 Akira è tornato in sala restaurato in 4K per festeggiare il suo 35° anniversario, grazie a Nexo Digital in collaborazione con Dynit e col sostegno di altri media partner.

 

“Kiyoko, il futuro non è una linea dritta, ma è piena di incroci. Deve esserci un futuro che possiamo scegliere da soli.”

 

È proprio così – il futuro, come tanti film che guardiamo, è qualcosa di serio e significativo che ci attrae e ci preoccupa allo stesso tempo. Si è costantemente alla ricerca di un inafferrabile pezzo mancante in grado di fugare i nostri dubbi, consapevoli del fatto che potremmo sempre, in qualche modo, cadere nell’inganno. 

Questo, ad esempio, è l’effetto che può provocare un film di animazione come Akira.

La serata del 15 marzo riempie la sala dell’Odeon, non solo di appassionati di cultura giapponese ma anche dei tanti incuriositi dal lungometraggio in sé, che ha conquistato e conquista ancora oggi il grande pubblico. La proiezione inizia con un breve videomessaggio di Katsuhiro Ōtomo, produttore, regista e autore dell’omonimo manga: entusiasta del ritorno al cinema di uno dei film più importanti della sua carriera, Ōtomo accenna con qualche parola anche ai suoi prossimi progetti futuri. È grazie alla sua maestria e grande capacità che Akira è diventato il primo film di animazione giapponese importato in Europa e America su larga scala. Un film di fantascienza cyberpunk, uno dei pilastri del genere nel mondo giapponese – un’opera che avuto la capacità di uscire dagli schemi e riscuotere un importante successo anche al di fuori dei confini dell’arcipelago, grazie anche ai temi forti, toccanti e complessi che emergono all’interno della pellicola.

Lo scenario è quello di un 2019 alternativo dove Tokyo è stata ricostruita a causa dell’esplosione di una bomba nucleare straordinariamente potente trentuno anni prima, durante la Terza Guerra Mondiale, ed è ora conosciuta come Neo Tokyo.

Ci troviamo davanti ad una città dai due volti, diametralmente opposti: da un lato ipertecnologica e futuristica, e dall’altro degradata e abbandonata a sé stessa, soprattutto per quanto riguarda le istituzioni e le strutture sociali.

La trama del film, che ricalca quella del manga omonimo, si sviluppa tra gang di strada, formate da adolescenti ribelli a cavallo di moto futuristiche che si muovono per le vie di NeoTokyo svelando l’esistenza di complotti militari e di bambini con superpoteri psichici.

La situazione in città è quanto mai tesa: c’è chi vorrebbe mantenere l’ordine postbellico attraverso un governo di stampo più militarista, e chi preferirebbe invece creare nuove forme di alleanza. Al centro di tutto questo si intrecciano storie e rapporti umani, amore e amicizia, e Kaneda – capo del gruppo di giovani scalmanati al centro della trama – si trova davanti ad un bivio: scegliere se salvare Tetsuo, uno dei suoi amici più di lunga data, oppure se aiutare il mondo degli adulti a distruggerlo. Sullo sfondo il progetto Akira: bambini particolari dotati fin dalla nascita di poteri psichici particolari, derivati probabilmente dalle radiazioni rilasciate durante l’ultima guerra. Tre di questi bambini sono sotto il controllo dell’esercito, ma uno – Akira, il più potente – riemerge dalle tenebre in cui era stato confinato e trasmette i suoi poteri proprio a Tetsuo, che però non riesce a gestirli.

Questa per sommi capi la trama di Akira, film del 1988 che riesce a toccare alcune delle nostre paure più profonde e mai sopite, inserendole nel futuro immaginato del 2019 – un futuro che nel frattempo è arrivato e ci siamo già lasciati alle spalle. Una città iperconnessa tra luci al neon, continuo movimento, colori accesi come il rosso della giacca di Kaneda – il tutto accompagnato dalla incalzante, tecnica e psichedelica colonna sonora composta da Yamashiro Shoji ed eseguita dal collettivo musicale Geinoh Yamashirogumi.

 

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