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“A Few Moments of Cheers” e la voglia di creare

10 Aprile 2025
Anita Guardari

In occasione dell’edizione di quest’anno del 24 Frame Future Film Festival di Bologna erano tanti i film di animazione degni di nota presenti all’interno della kermesse, ma A Few Moments of Cheers, nella sua anteprima europea, spicca tra di loro come un’ode alla figura dell’artista e alla difficoltà nel interfacciarsi con una società che vede sempre di più l’arte come un mezzo mercificato per il puro guadagno invece che un modo per esprimere i propri pensieri, le proprie emozioni e, soprattutto, la propria visione del mondo.

A Few Moments of Cheers (数分間のエールをSūfukan no ēru wo) è il primo film di animazione prodotto dalla collaborazione tra Hurray! e 100studio, scritto dallo sceneggiatore Hanada Jukki e diretto da POPREQ regista e animatore dello studio Hurray! conosciuto per la creazione di alcuni AMV (Animated Music Videos) come per il brano Ichi ni Onna de Ni ni Onna (一に女で二に女) di Kasane Teto, uscito nel 2018. 

Il background del film è di grande rilevanza – la storia infatti segue il liceale Kanata Asaya, un ragazzo che ama creare e animare AMV dei suoi brani preferiti. Una sera piovosa, tornando a casa, Kanata sente una voce meravigliosa cantare con un’emotività e passione che lo lasciano spiazzato e desideroso di poter rappresentare a modo suo l’emozione che questa canzone ha suscitato in lui. La voce, scopriremo dopo poco, appartiene a Orie Yu, un’insegnante di inglese presso il liceo di Kanata che ha abbandonato il suo sogno di diventare una musicista e che vorrebbe lasciarsi quella vita piena di sacrifici alle spalle. I due così cominciano un percorso alla scoperta di cosa voglia dire essere un artista e che cosa li motivi realmente a creare all’interno di una società che ormai giudica e valuta tutto attraverso i parametri di “views”, “like” e successo mediatico.

La pellicola sembra riflettere perfettamente il percorso artistico e lavorativo del regista, specializzato, come il nostro protagonista, nella creazione di video musicali animati. Ciò si evince in particolare grazie alla cura che regista e sceneggiatore hanno riposto nel creare il personaggio di Kanata e nel raccontare il suo percorso di crescita.

Il film si impegna a rappresentare le difficoltà dell’essere un artista tramite i percorsi dei tre personaggi principali: Orie, Kanata e Tonosaki Daisuke, un compagno di classe di Kanata con un grande talento per la pittura. Proprio quest’ultimo è il personaggio più complesso del film: scisso tra il suo desiderio di continuare a dipingere e la frustrazione di non vedere il proprio impegno e duro lavoro riconosciuti, sarà lui ad aiutare Kanata nel comprendere il vero significato della canzone di Orie.

Questo brano è vitale per il messaggio del film e per il personaggio di Orie:  il prototipo dell’artista fallito, che ha provato ma non ha avuto abbastanza successo da far diventare la sua passione un lavoro – una figura sempre più presente all’interno della nostra società a causa dell’avvento del Web e del culto delle celebrità. 

La pellicola si configura così come un’interessante critica alla mercificazione della figura dell’artista e di come nel mondo post-Internet la fama e la notorietà siano allo stesso tempo più facili e più difficili da ottenere: da un lato ci sono ampie possibilità di poter essere scoperti – dai programmi tv ai social – mentre dall’altro la saturazione del mercato delle arti assieme a un pubblico sempre più esigente e critico creano percorsi più difficili e tortuosi.

Da questa concezione di arte inizia il percorso di Kanata, mosso dal nobile intento di voler dare alla sua insegnante il successo virale che merita tramite la creazione di un AMV che accompagni la sua ultima canzone, Mimei (未明). Da questo punto di vista il film è una vera e propria ode al processo creativo – che sia musica, pittura, animazione, ecc. – nelle sue diverse sfaccettature: dalla gioia di creare alla frustrazione, dalla felicità alla delusione.

Delusione che Kanata si trova a sperimentare quando fallisce nel comprendere le reali intenzioni dietro Mimei, l’ultima canzone di Orie, un canto di rassegnazione davanti al fallimento dei propri sogni. «Il video è molto te», commenta Tonosaki, un’affermazione molto lontana dal complimento che Kanata avrebbe voluto sentire. All’inizio il protagonista è intrappolato in una sua visione ristretta del mondo a causa della propria poca esperienza e fatica a comprendere i sentimenti di dolore, frustrazione e tristezza che animano Orie, rassegnata che la sua arte non venga riconosciuta e sul punto di lasciarsela alle spalle, non senza rimorsi.

 

L’animazione stessa è un omaggio agli AMV degli inizi del decennio scorso. Realizzata con Blender, un software molto amato dagli animatori di videogiochi e di video musicali (tra cui POPREQ stesso), è stata fortemente criticata per la sua semplicità e poca profondità, ma tralasciando alcune scelte fotografiche poco fortunate – come il frequente utilizzo di sfondi bianchi che bruciano un po’ i colori dell’immagine -, lo stile di animazione mescola l’animazione 3D in CGI a elementi disegnati a mano, creando un’estetica definita che discosta la pellicola da altri prodotti simili e che riesce a trasportare lo spettatore nel dinamico e coloratissimo mondo del protagonista. 

In particolare, in una delle scene possiamo vedere la versatilità di questa scelta e la sua sinergia con la narrazione mentre seguiamo Kanata in un’esperienza 3D immersiva all’interno del suo programma di animazione, dove scolpisce e definisce ogni aspetto del volto di un personaggio, mostrando allo spettatore la cura e passione che ha nei confronti della sua creazione.

Questo amore incondizionato verso l’espressione artistica traspare da ogni inquadratura e da ogni fotogramma, ma il film affronta anche concetti più universali, come la ricerca del talento e dei motivi per cui si crea. Attraverso le vicende dei suoi personaggi, prova a riflettere su questi concetti astratti rendendoli concreti e tangibili, grazie al percorso tortuoso e pieno di delusioni, ma anche di soddisfazioni, che i tre affrontano. 

Impossibile non citare, inoltre, la chiara ispirazione alle opere del regista Makoto Shinkai – come Your Name e Suzume – negli sfondi dai campi lunghissimi e nei colori accesi e quasi onirici, sebbene con risultati meno riusciti.

Nonostante questo, le sequenze musicali sono il fiore all’occhiello di questa pellicola, proprio grazie alla vasta esperienza del regista POPREQ nella realizzazione di tali contenuti. Dinamiche e coinvolgenti, sono esaltate dalla colonna sonora composta da Tomoyuki Kono e dai brani scritti e prodotti dalla producer musicale VIVI, nel suo esordio cinematografico, e cantati dalla cantautrice Sugawara Kei, che dona a Orie Yu la sua voce profonda e ricolma di emotività, catturando perfettamente l’amore e il dolore che la donna prova nei confronti della musica. 

Il film si conclude con il video musicale realizzato da Kanata, che riassume perfettamente i temi del film, coniugando i medium artistici dei tre personaggi principali: l’animazione, la pittura e la musica, portando avanti un messaggio di speranza e perseveranza che va a toccare le corde più profonde del nostro animo, ricordandoci che, anche se non le vediamo, il cielo è pieno di stelle.

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