Pellicola ambientata durante il periodo della dinastia Joseon (1392-1910), racconta di un uomo nato in povertà, Jo Dol-seok (Han Suk-kyu), che, dedicando la sua intera vita a un unico scopo, è riuscito a diventare il sarto reale, l’unico a cui è permesso cucire i vestiti del re e della regina.
La comparsa improvvisa di un giovane (Ko Soo) dal talento straordinario e gli intrighi di corte per la successione al trono diventano lo sfondo perfetto per mostrare le migliori qualità di questo film, ovvero un uso grandioso degli scenari e una maniacale attenzione per i costumi.
Il rapporto tra genialità e dedizione unite dalla medesima passione, già visto in altre pellicole come il celeberrimo Amadeus, è il tema portante del film. Non accordi musicali, ma punti di cucito e modelli di vestiti misurano l’abilità dei protagonisti, impegnati in una gara per creare l’abito tradizionale coreano, lo hanbok, più meraviglioso e regale di sempre. Esteticamente elaborato e affascinante, nei 127 minuti di durata il film scorre piacevolmente, con pochi momenti che si desidererebbe vedere rimossi. Probabilmente un uso più accorto del minutaggio avrebbe permesso di descrivere meglio i sentimenti che il giovane sarto, una volta chiamato a corte per rammendare l’abito del re, comincia a provare nei confronti della regina, allontanata dal marito per questioni di successione. Ciò che invece riesce perfettamente al suo personaggio è diventare il segno della rottura della tradizione e della morale classica, che la società portava avanti attraverso l’uso di vestiti mortificanti per la bellezza femminile e antiquati per gli uomini. Le sue mani creano infatti capolavori multicolori, dalle linee semplici e seducenti, che risolleveranno le sorti della regina e lasceranno per sempre un segno nella storia della moda.
L’altro lato della medaglia, la tradizione e la dedizione, è appunto quello mostrato dal sarto reale, che è l’unico ufficiale risparmiato dal nuovo sovrano, per la sua capacità e fedeltà. Diviso tra ammirazione e odio, amicizia e amore, incarnerà lo spirito conservatore di una società avversa ai cambiamenti.
Il film più applaudito della seconda giornata, non convince appieno però per una trama sacrificata per concentrarsi sull’aspetto costumistico, questo invece perfettamente riuscito e meritevole di essere premiato.
Voto: 3,5/5