NipPop

Cosplay This Way

29 Dicembre 2013
Elisa Zanolli

Che cos’è il cosplay?

Il termine cosplay indica la pratica di travestirsi da personaggi tratti da storie di fantasia (come anime, manga, videogiochi…), ma anche da persone realmente esistenti (come attori, membri di gruppi musicali…) durante particolari eventi collegati alle opere da cui sono tratti i costumi.

Cosplay indica sia l’azione del travestirsi (“fare cosplay”) sia il costume stesso (“essere in cosplay”); un cosplayer è chi abitualmente pratica il cosplay.

La parola cosplay è una contrazione dei termini inglesi costume e play, e fu coniata da Takahashi Nobuyuki, attuale presidente dello Studio Hard, dopo aver partecipato alla Worldcon di Los Angeles nel 1984. Impressionato dalla vastità della fiera e dalla grande quantità di fan in costume, Takahashi pubblicò una serie di articoli a riguardo su riviste di science fiction, e i giapponesi iniziarono a loro volta a travestirsi, adattando però questo hobby alla cultura a loro più vicina, concentrandosi quindi, più che su personaggi tratti dalle opere di science fiction americana, su anime e manga. È poi evidente che, trovando un terreno molto più fertile rispetto al paese d’origine, il cosplay abbia conosciuto in Giappone uno sviluppo molto maggiore, nonostante vi sia arrivato decenni più tardi.

Per questo, molti sbagliano a pensare che tutto ciò sia stato inventato dai giapponesi, ignari del fatto che siano stati gli americani i primi a praticare ciò che c’è di più simile all’attuale fenomeno del costume playing.

 

Cosplayer in America e cosplayer in Giappone

Origini del cosplay

Anticipando i giapponesi di quasi cinquant’anni, gli americani hanno iniziato a creare costumi, ispirati da opere di science fiction, artisti emedia, inaugurando una forma d’arte innovativa e tridimensionale e andando oltre ogni limite dell’immaginazione di tipo fantascientifico e fantasy.

È dalla prima edizione del Worldcon del 1939, fino a tutte le edizioni successive, che il fandom del costume è emerso come una robusta e dinamica forza presente tra i fan della science fiction.

Alla prima World Science Fiction Convention, tenutasi a New York nel 1939, il ventiduenne Forrest J. Ackerman e l’amica Myrtle R. Jones si distinsero tra i 185 partecipanti per essersi presentati indossando particolari costumi di loro creazione. Il futuro editor della rivista Famous Monsters of Filmland era vestito da pilota spaziale e la sua compagna indossava un abito tratto dal film del 1936 La vita futura.

Frederick Pohl, nel suo libro The way the future was, descriveva la coppia definendoli “brillantemente vestiti secondo la moda del venticinquesimo secolo”, e temeva che avessero dato il via a qualcosa di inarrestabile. Aveva ragione. I loro costumi ebbero così tanto successo che l’anno seguente una dozzina di fan si presentarono indossando il proprio abito ispirato alle opere di science fiction, e il loro numero crebbe a ogni edizione della fiera.

Forrest J. Ackerman e Myrtle R. Jones, i primi cosplayer della storia

Caratteristiche del cosplay

Fare cosplay in Giappone significa principalmente “diventare” un personaggio pre-esistente, perciò lo scopo è assomigliare il più possibile a quest’ultimo, sia fisicamente che negli atteggiamenti. I cosplayer giapponesi non danno molta importanza alla competizione, a differenza dei loro “colleghi” internazionali, anzi, lo scopo principale, dopo la creazione del proprio costume, è divertirsi con gli amici e farsi fotografare. I tipi di costumi da cosplay possono variare ampiamente, da semplici completi non molto diversi dai vestiti di tutti i giorni ad armature mecha altamente dettagliate.

Il cosplay generalmente è considerato come qualcosa di diverso dai costumi di Halloween o Carnevale, poiché l’intenzione è di riprodurre accuratamente un personaggio specifico, piuttosto che riflettere la cultura e il simbolismo legati a una certa festività. Per questo, quando sono in costume, i cosplayer cercheranno di adottare il carattere, i modi di parlare e di comportarsi del personaggio che rappresentano. I personaggi in questione possono essere tratti da qualunque film, serie televisiva, libro, fumetto, videogioco, gruppi musicali visual kei, anime o manga, con particolare interesse verso questi ultimi.

Molti cosplayer si creano da soli i propri vestiti, seguendo accuratamente le immagini di riferimento dei personaggi durante tutto il processo e prestando molta cura ai dettagli e alla qualità dei materiali. Per questo il cosplay può essere considerato una forma d’arte e i cosplayer una sorta di artisti o artigiani. Infatti, per riprodurre al meglio i dettagli dei costumi, i cosplayer imparano, quasi sempre da autodidatti, a progettare abiti, cucire, scolpire, truccare, lavorare materiali come legno o vetroresina, per ottenere risultati di alta qualità e sempre più fedele agli originali.

Quasi tutti i cosplayer indossano parrucche abbinate ai loro vestiti, per migliorare ulteriormente la somiglianza ai personaggi rappresentati, che spesso hanno acconciature e colori innaturali.

Il processo di creazione può essere molto lungo e impegnare tanto tempo, e per molti ciò diventa un percorso di crescita personale fino al raggiungimento del traguardo. Questo lavoro così impegnativo e spesso costoso accomuna i cosplayer ed è considerato parte della cultura del cosplay.

I costumi vengono creati in modo estremamente diverso dalla maggior parte dei costumi fatti in casa. I normali costumi solitamente sono facili da indossare, e con essi si può comodamente partecipare a feste in maschera. I cosplay invece sono molto più elaborati e il loro scopo principale è, più che la comodità o la convenienza, la fedeltà all’originale. Un vero cosplayer apprezzerà molto di più un costume che lascia a bocca aperta per i suoi dettagli, per quanto possa essere difficile e scomodo da indossare, piuttosto che qualcosa che sia più associabile a una festa di Carnevale. A differenza dei costumi di Carnevale, infatti, vengono utilizzati anche materiali pregiati, come la seta o il velluto, e non solo economiche stoffe sintetiche. Alcuni cosplay sono anche dotati di accessori, luci e pezzi semoventi, ad esempio ali che si aprono e si chiudono, per rendere il personaggio più realistico possibile e per ottenere risultati complessivi a volte sorprendenti.

I costumi però possono anche essere comprati alle convention, nei negozi o, più comunemente, in negozi online specializzati. In ogni caso, coloro che comprano i loro costumi possono essere oggetto di critiche da parte di chi se li è fatti da solo.

Alcuni cosplayer possono scegliere di fare costumi su commissione e crearsi quindi un piccolo guadagno dal proprio hobby.

Fasi di creazione di un’armatura per cosplay

Parrucche in un negozio di cosplay in Giappone

Gli obiettivi dei cosplayer generalmente possono essere suddivisi in tre categorie principali, ma la maggior parte delle persone che praticano questa attività si riconosce e si identifica in tutte e tre.

La prima consiste nell’esprimere adorazione per un personaggio, o sentirsi caratterialmente simili al personaggio stesso e cercare di diventare come lui. I cosplayer di questo tipo vengono spesso etichettati come otaku, hanno un comportamento entusiasta e criticano i cosplayer che non conoscono alla perfezione il personaggio che interpretano; sono attenti a imitare il personaggio nel modo di fare, più che nell’aspetto esteriore, e non considerano un grosso problema la mancanza di cura nei minimi dettagli del costume.

Della seconda categoria fanno parte quelle persone che amano fare cosplay per stare al centro dell’attenzione. Nell’ambiente dei fan di anime e manga, così come nel mondo degli appassionati di science fiction e fantasy, alcuni cosplayer godono di una certa popolarità. Questi sono piuttosto attenti ai dettagli dei loro costumi e tendono a scegliersi personaggi di serie famose e facilmente riconoscibili; amano anche partecipare alle gare e ai concorsi.

La terza categoria infine comprende tutti quelli che apprezzano maggiormente il processo creativo e il senso di realizzazione sul piano personale che si prova a lavoro finito. Questi cosplayer sono disposti a spendere cifre relativamente alte per un solo progetto, puntando all’elevata qualità dei materiali, dei costumi e degli accessori, per un risultato finale complessivamente migliore. Essi tengono molto ad avere foto di alta qualità del proprio lavoro e sono spesso impegnati con fotografi professionisti (esperti o no del settore) che li immortalano nelle vesti dei loro personaggi. La fotografia è infatti un elemento strettamente legato al mondo del cosplay: sempre più cosplayer scelgono di farsi immortalare da fotografi professionisti con scatti di alta qualità nelle ambientazioni che più si adattano ai personaggi che interpretano, che possono essere chiese, parchi, foreste, rovine, fabbriche abbandonate, ecc.

I cosplayer che prendono parte a questi servizi fotografici quasi sempre lo fanno per pubblicare i risultati finali sul web, nei loro blog e gallery personali o su siti come Deviantart o Worldcosplay.

Con l’aumento della popolarità di questo hobby, molti fotografi professionisti hanno scelto di specializzarsi esclusivamente nel ritrarre cosplayer.

Come già accennato, il modo più diffuso di “fare cosplay” è portare il proprio costume a una fiera del fumetto, o convention, ovvero eventi dedicati a manga, anime, fumetti, show televisivi, videogiochi, fantascienza e fantasy che si tengono ogni anno in tutto il mondo e che spesso sono affiancati da una gara in cui ognuno – da solo o in gruppo – ha la possibilità di mettere in mostra su un palco il proprio cosplay e interpretare il personaggio. Solo negli Stati Uniti, ad esempio, si svolgono un centinaio di fiere, in svariate città, nel corso di un anno. Oltre a questi eventi “ufficiali”, i cosplayer spesso organizzano autonomamente eventi più informali, raduni più o meno grandi che vengono sfruttati anche come occasione per conoscersi e scambiarsi consigli sul metodo di lavoro.

Il cosplay si divide poi a sua volta in diverse sottocategorie, come il crossplay, ovvero il cosplay di un personaggio del sesso opposto al proprio: il caso di ragazze che interpretano uomini è dovuto al fatto che nei manga abbondano personaggi maschili dai lineamenti delicati e androgini, mentre nel caso di ragazzi che si vestono da donna l’effetto ricercato è spesso la comicità o la parodia.

Altri esempi di tipologie di cosplayer sono gli animegao (letteralmente “viso da anime”), detti anche dollers, che molto spesso sono uomini che interpretano personaggi femminili indossando maschere che rappresentano volti con le caratteristiche tipiche dei personaggi disegnati (occhi enormi, bocca piccola…) in modo da nascondere completamente la propria identità; infine i kigurumi, un tipo di cosplay che consiste nell’indossare vestiti comodi, come pigiami e tute molto larghe, ispirati a personaggi antropomorfi e mascotte.

Crossplay

Animegao

Kigurumi

Prossimi eventi

Articoli recenti

“Totto-chan: the little girl at the window”, una scuola di vita e una speranza in guerra

Basato sul romanzo autobiografico di Kuroyanagi Tetsuko, Totto-Chan: the little girl at the window è la storia di una bambina che frequenta una scuola atipica, dove impara il modo con cui vivere nel mondo essendo sempre sé stessa. Uscito nel dicembre 2023 in Giappone, la pellicola è stata presentata  in anteprima in Italia al 24 Frame Future Festival, ed è un dolce ritratto di un’infanzia quasi idilliaca, bruscamente fermata dalla seconda guerra mondiale.

Leggi tutto

Blue Eye Samurai: Il costo della vendetta

1656. Un samurai avanza solitario lungo una strada innevata mosso soltanto dal suo desiderio di vendetta. Questo è l’incipit di Blue Eye Samurai, una serie che riprende il classico topos letterario e cinematografico del rōnin in cerca di vendetta e lo trasforma in un capolavoro dell’animazione moderna, con colpi di scena avvincenti e una trama tutt’altro che banale che vi faranno rimanere con il fiato sospeso fino alla fine.

Leggi tutto

NipPop Goes to Buffalo: A Report on Replaying Japan 2024

Studying Japanese pop culture requires us to consider its expansion and diffusion within, without and in-between Japan as a nation-state and as a media landscape. Sometimes literally, as research fellow Luca Paolo Bruno did traveling to Buffalo, NY, to attend the Replaying Japan 2024 conference. Replaying Japan is a series of academic conferences organized under the auspices of the Ritsumeikan Center for Game Studies (RCGS) of Ritsumeikan University in Kyōto, Japan, since 2012, and focused on the study of Japanese Games.

Leggi tutto