Non è un segreto che, come l’Italia, il Giappone abbia una ricchissima cultura culinaria profondamente intrecciata e collegata alle sue città: dalle semplici e popolari izakaya alla famosa e rinomata cucina kaiseki, la cucina giapponese riflette perfettamente il connubio tra tradizione e modernità che sta alla base dell’identità di questo meraviglioso Paese. Serie tv come Midnight Diner (Shin’yashokudō in originale) e il più recente Samurai Gourmet sono mezzi perfetti per dare un’occhiata, seppur sfuggente, all’interno di questo angolo di cultura giapponese e per gettare luce su come il cibo plasmi la vita nelle città e favorisca connessioni tra individui e comunità diversi.
Midnight Diner è una serie televisiva antologica del 2009 composta da tre stagioni, diretta da Joji Matsuoka e basata sul manga omonimo scritto da Yarō Abe. Il programma viene successivamente ripreso da Netflix che, tra il 2016 e il 2019, produce altre due stagioni con il titolo di Midnight Diner: Tokyo Stories, un’estensione della serie originale con una trama più lineare e sviluppata.
Come ricordato all’inizio di ogni puntata, il dorama ci porta a scoprire le vicende degli avventori di una piccola izakaya – un tipico locale giapponese aperto la sera dove è possibile ordinare bevande e gustare dei piatti semplici – dove i pochi clienti siedono intorno al bancone. Situato nel quartiere di Shinjuku, il locale viene chiamato Shin’ya Shokudō proprio per i suoi peculiari orari di apertura: il diner, infatti, è aperto solo da mezzanotte fino alle sette di mattina!
Anche il menù presenta qualche stranezza. Al suo interno, infatti, figura un solo piatto – una semplice zuppa di maiale al miso – ma il proprietario, un uomo con una cicatrice in volto che i clienti chiamano semplicemente “Master”, prepara qualunque piatto gli venga richiesto, a patto che abbia gli ingredienti per farlo. Questa figura enigmatica incarna molte qualità che vanno oltre il suo ruolo di cuoco: non solo prepara piatti eccellenti, ma è anche un ascoltatore attento che offre ai clienti i suoi consigli, diventando per loro un “faro nella notte”, e quindi una figura centrale nelle loro vite.
Nonostante la sua apparenza modesta, quindi, il diner funge quasi da santuario per gli avventori in cerca di conforto tra le strade di uno dei quartieri più frequentati di Tokyo. In questo contesto, spazi urbani iperaffollati come Shinjuku, percepiti spesso come freddi e respingenti, diventano invece luoghi di ritrovo comunitario, dove sconosciuti siedono insieme intorno a un bancone in cerca di uno spazio per condividere le proprie storie, disavventure, risate e, naturalmente, i piatti deliziosi preparati dallo Chef.
Analogamente, in Samurai Gourmet, serie prodotta da Netflix nel 2017, seguiamo Takeshi Kasumi, un neo-pensionato di sessant’anni che, in cerca di un nuovo hobby che riempia le sue giornate, si immerge in una esplorazione culinaria della sua città, accompagnato dalla figura immaginaria di un samurai solitario.
In ogni episodio lo accompagniamo alla scoperta di diversi tipi di locali, da umili ramen-ya a un più elegante ristorante italiano – ma, a differenza di Midnight Diner, i piatti da lui provati non rappresentano solamente una fonte di conforto, ma anche un modo per riscoprire sè stesso e la propria libertà individuale, slegata dal mondo rigido e codificato dei salarymen. Ed è proprio in questa cornice che si inserisce la ricca diversità della cultura alimentare giapponese, che offre una moltitudine di sapori, consistenze ed esperienze da scoprire.
Tuttavia, come già accennato, Kasumi non è solo nel suo viaggio: ad affiancarlo nella sua immaginazione è un samurai dell’epoca Sengoku, una figura estremamente importante per lo sviluppo del protagonista. È infatti grazie a queste visioni che l’uomo riesce a superare le sue paure e i suoi limiti, spronato dalla decisione e, a volte, anche dalla sfrontatezza del samurai, arrivando a momenti di riflessione personale che si intrecciano alle sue avventure culinarie, offrendo allo spettatore una prospettiva unica sulla sua crescita personale attraverso i suoi exploit culinari.
Entrambe le serie non solo mettono al centro dell’attenzione una certosina celebrazione delle tradizioni culinarie giapponesi, ma sono percorse da una potente nostalgia, che utilizza il cibo come mezzo per connettere (o ri-connettere) le persone ai propri ricordi del passato e alle esperienze che hanno segnato la propria vita. Significativo a questo proposito è il terzo episodio di Samurai Gourmet, in cui Kasumi, rimasto fino a tardi a casa di un amico per una partita di go, decide di pernottare in un ryokan tradizionale. La mattina dopo ha l’occasione di assaggiare la colazione a base di washoku offertagli dalla proprietaria, e viene catapultato in un oceano di ricordi della sua adolescenza, e in particolare all’estate della sua prima vacanza con i suoi amici in cui ha provato uno dei cibi che fino a quel momento aveva sempre detestato, scoprendone il sapore. Ripensando a queste vicende il protagonista decide di godersi appieno quella che si è trasformata in una vacanza improvvisata e il cibo offertogli, anche con il rischio di mangiare troppo!
Allo stesso modo, anche in Midnight Diner il cibo preparato dal Master trasporta i clienti del locale (e di conseguenza noi spettatori) in un mondo intimo e nostalgico. Ogni episodio presenta un piatto centrale, che funge da catalizzatore per storie di amore, perdita, riconciliazione e crescita personale – come nel caso del signor Nakatsuka, un vecchio avvocato che adora mangiare le cotolette di prosciutto poiché lo riportano alla sua infanzia, passata con suo fratello minore che non vede ormai da anni. Durante l’episodio vediamo il rapporto tra i due evolversi e crescere nel tempo, fino al loro ricongiungimento davanti a un piatto delle loro amate cotolette e a una partita a Othello, un famoso gioco da tavolo a cui giocavano da bambini.
Uno dei punti di forza di entrambe le serie è sicuramente la capacità di trasmettere la potenza di un sentimento come la nostalgia attraverso il cibo e i ricordi a esso associati. Un sentimento così universale che, anche se non si ha lo stesso background o le stesse esperienze dei personaggi, riesce comunque a farti commuovere e a gioire con loro. Inoltre, è molto significativo che tutti (o quasi) i piatti presentati siano semplici e intimamente connessi alla cultura culinaria ‘popolare’ del Giappone, sottolineando come siano i cibi casalinghi, quelli preparati in casa con tanto amore, a darci conforto nei momenti difficili e appagamento in quelli felici.
In uno spazio urbano sempre in rapido mutamento come quello di Tokyo, dove le tradizioni sembrano scomparire a un ritmo sempre più serrato cedendo il passo alla modernità, il cibo agisce dunque come un importante anello di congiunzione con il passato. Questo legame è particolarmente evidente nei piccoli ristoranti e nelle vecchie stradine delle città giapponesi, dove i rari edifici più datati rimasti in piedi e i nuovi modernissimi palazzi e grattacieli si intrecciano in un connubio che mescola le luci al neon a piccoli e vecchi ristorantini, templi antichi, botteghe tradizionali, e santuari nascosti. Ed è proprio in mezzo a questo caos metropolitano che, cercando attentamente, si trovano ancora piccoli locali frequentati dalla gente di quartiere, come lo Shin’ya Shokudō, e bancarelle di street food che offrono un assaggio della cucina locale e delle tradizioni culinarie tramandate di generazione in generazione.
Ma il cibo gioca anche un ruolo fondamentale nel tessuto sociale delle comunità: questi ristoranti e bancarelle non sono solo posti in cui nutrire il proprio corpo, ma anche il proprio spirito, e dove diventa possibile coltivare legami con persone al di fuori della sfera lavorativa e familiare. Perciò, anche se le città si evolvono e si espandono in una continua trasformazione e reiterazione di sé stesse, è fondamentale preservare questi luoghi e tradizioni che fungono da custodi della cultura e della memoria collettiva. Proprio per questo Midnight Diner e Samurai Gourmet ci ricordano che, nonostante i cambiamenti, il cibo e tutti i ‘rituali’ sociali legati ad esso rimangono un faro di speranza e un anello di congiunzione tra la propria identità e il resto della comunità, un modo per riconnettersi con le proprie radici.
In conclusione, Midnight Diner e Samurai Gourmet sono due opere che riescono a trasmettere con una delicatezza e sensibilità enormi l’importante ruolo della cucina e dei ricordi all’interno del panorama culturale giapponese: in un mondo sempre più frammentato, il cibo continua ad essere un potente agente di connessione e un faro di conforto per le generazioni future.
Quindi se volete conoscere meglio la cucina giapponese e le sue radici, vi consigliamo caldamente la visione di queste due serie straordinarie, con performance altrettanto toccanti da parte di Kobayashi Kaoru, il saggio Master della Taverna di mezzanotte, e di Naoto Takenaka, il nostro samurai moderno Takeshi Kasumi, che sapranno trasportarvi tra le strade di Tokyo in un mondo fatto di ricordi, nuove esperienze e soprattutto piatti che vi fanno venire l’acquolina in bocca!