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NipPop x Lucca Comics: Intervista a Nagabe!

31 Ottobre 2022
NipPop Staff

Ritorna anche quest’anno uno degli eventi più attesi da ogni appassionato di cultura pop dal Giappone, ma anche dal resto del mondo: il Lucca Comics and Games! Durante questa edizione abbiamo avuto il piacere di intervistare Nagabe, autore di Girl from the Other Side. Continuate a leggere per scoprire cosa ci ha raccontato!

Q: Una domanda per rompere il ghiaccio: nella tua opera sembra che si rifletta sulla condizione umana a partire dalle piccole cose – dormire, mangiare, fare il bagno, specialmente in Dear, che è l’ultima aggiunta alla saga di Girl from the Other Side. È un aspetto che vuoi esplorare in modo particolare nei tuoi lavori?

Nagabe: In realtà mi piace moltissimo osservare questi piccoli momenti nella vita degli esseri umani, ed è la sensazione che si prova nel momento in cui si compiono queste azioni semplici, soprattutto se vengono compiute da una ragazzina come Shiva – che è umana – e un personaggio come il Sensei – che non farebbe queste cose normalmente – che vorrei trasmettere. Trovo molto bello osservare una commistione di gesti così semplici tra due personaggi molto diversi. Non è proprio una riflessione sulla condizione umana, ma più semplicemente sia disegnare che vedere due personaggi così diversi che interagiscono in maniera naturale mi fa provare una bellissima sensazione. 

Q: Nel tratto, nelle ambientazioni e nella trama del tuo lavoro è facile trovare influenze del folklore europeo. Cosa ti ha ispirato nel realizzare Girl From the Other Side con questo stile preciso? Ci sono opere occidentali che ti hanno influenzato particolarmente?

Nagabe: Mi piace moltissimo lo stile europeo, soprattutto i disegni in bianco e nero, a inchiostro, e ci sono molte opere e artisti che mi affascinano. Mi piacciono molto i Moomin, per esempio, che sono stati una grande ispirazione per quel tipo di estetica, ma anche grandi pittori come Mucha.

Q: In altre occasioni hai parlato di come l’idea alla base di Girl From the Other Side ti sia arrivata ai tempi dell’università. Com’è nata quest’opera? Come sei riuscito a portarla al grande pubblico?

Nagabe: In realtà io ho studiato illustrazione all’università, e la mia idea all’epoca era quella di andare a lavorare in un’azienda di videogiochi come character designer, e creare quindi delle illustrazioni precise, da videogioco. Nel frattempo, mentre studiavo, avevo iniziato a caricare su Twitter dei miei disegni, soprattutto di Shiva e del Maestro – personaggi che erano già formati nella mia mente. Grazie a questi upload su Twitter sono stato contattato dall’editore giapponese, che mi ha proposto di scrivere un’intera storia basata su questi due personaggi. Da lì è nato un po’ tutto, e il mio percorso è cambiato grazie proprio a questa opportunità.

Q: Lo stile con cui hai disegnato Girl from the Other Side è particolare. Come sei arrivato a questa estetica?

Nagabe: Come ho già accennato, ci sono due ragioni in particolare. La prima deriva dal fatto che apprezzo molto il disegno ad inchiostro, soprattutto di molti artisti europei – volevo comunque creare qualcosa che si avvicinasse molto al mio gusto personale in fatto di arte. D’altro lato, all’interno di una opera a fumetti, a livello narrativo, trovo che colori opposti siano immediatamente comprensibili per il lettore e siano capaci di creare un equilibrio all’interno della tavola. Inoltre, questi colori rendevano visibili a colpo d’occhio il contrasto fra luce e buio, giusto e sbagliato. Un contrasto così immediato che crea anche in me stesso una grande voglia di vedere come, una volta incontrati, questi due personaggi così diversi uno dall’altro – uno interamente bianco e l’altro completamente nero – avrebbero interagito tra di loro. Questi sono le due principali ragioni per cui lo stile dell’opera è così particolare, improntato sul ‘conflitto’ tra nero e bianco – che poi non è tanto un conflitto ma un incontro. 

Q: Nel manga il Maestro è una figura protettiva, quasi paterna. È un personaggio in qualche modo ispirato a suo padre?

Nagabe: Di solito tendo a separare la dimensione fittizia dell’operae la vita reale. Ovviamente l’amore familiare e i rapporti all’interno della famiglia come concetti generali mi hanno sempre interessato molto, ma non sono sicuro di poter fare il collegamento tra il Maestro e mio padre. Probabilmente potrei averli anche collegati a livello inconscio, ma non è stata sicuramente una scelta consapevole o un pensiero ragionato. Credo che il personaggio non si rifaccia tanto a mio padre, quanto a un'idea generale di amore familiare. 

Q: Quando hai iniziato a disegnare e serializzare il manga ti saresti mai aspettato che potesse essere apprezzato in un paese così lontano come l’Italia?

Nagabe: In realtà all’inizio non pensavo nemmeno che avrei avuto molti lettori in Giappone, figuriamoci avere successo in Europa, in Francia, in Italia! Ancora adesso stento a credere che la mia opera abbia attraversato il mare e sia stata letta da così tante persone – questo mi rende incredibilmente felice.

Q: Un tema importante nella premessa della storia di Girl from the Other Side è quello della contaminazione, della paura di essere contaminati – un tema che dal 2015 (anno in cui ha iniziato a pubblicare il manga) è diventato sempre più importante e rilevante. C’era un motivo dietro la scelta di inserirlo nella storia allora? È un tema su cui vorrebbe tornare a lavorare ora, soprattutto dopo questi due anni di pandemia?

Nagabe: Quando ho iniziato a scrivere il manga ovviamente non esisteva ancora il problema del COVID. Allora volevo provare a esplorare il tema del linguaggio corporeo, soprattutto nel caso di due persone che non si possono toccare – non possono stringersi la mano per salutarsi o per esprimere affetto, come possono trasmettere i propri sentimenti per l’altro? Se non ci si può toccare, come si fa ad aiutarsi a vicenda? Questo è un tema che mi interessava molto, e oggi si rivela più importante. Sicuramente sarà qualcosa a cui penserò a fondo anche nei miei prossimi lavori.

Q: Cosa trovi più difficile disegnare, i personaggi, le ambientazioni, o altro?

Nagabe: Le cose più difficili sono sicuramente i palazzi, le chiese, i panorami. Quando ho cominciato a disegnare Girl From the Other Side non ero mai stato all’estero, e quindi mi sono dovuto semplicemente basare su delle fotografie che avevo visto e trasporle nel manga, creare tutto a partire da esse. Questa è stata sicuramente la cosa più difficile, perché volevo ricreare un’atmosfera nella quale comunque non avevo mai vissuto.

Q: Su cosa si è basato per la creazione dei due personaggi principali, Shiva e il Maestro? Come le sono venuti in mente? 

Nagabe: Forse la primissima ispirazione per questi due personaggi è stata una fotografia di una bambina totalmente vestita di bianco in un ambiente molto scuro, in una foresta molto nera, che ho visto per caso. Mi ha colpito così tanto che la figura del Maestro è nata, più che da un personaggio o un’entità precisa, dal nero all’interno di quella fotografia: lo ho creato dal colore nero. Da lì, quindi, è nata la scintilla per ciò che è stato sviluppato successivamente nel corso di The Girl From the Other Side.)

Q: Il manga ha un sottotitolo peculiare: Siúil a Rún, il titolo di un canto in gaelico. Quale è stato il motivo dietro questa scelta così particolare?

Nagabe: In realtà mi è stato consigliato dal mio editor mentre discutevamo dell’opera. Mi ha parlato di questa canzone irlandese, e ascoltando insieme la canzone abbiamo pensato che quella frase in particolare fosse perfetta per il tipo di storia che volevamo creare.

Q: Un altro tema importante è quello della discriminazione, dell’emarginazione, dei pregiudizi verso l’altro. Secondo te storie di questo tipo, messaggi di questo tipo – cioè andare oltre le apparenze, oltre i pregiudizi – sono necessari non solo nel Giappone di oggi, ma nel mondo di oggi in generale?

Nagabe: In realtà quando ho iniziato a scrivere il manga parlare di discriminazione non era il mio intento principale, non pensavo di lanciare un messaggio forte o di denuncia. Il mio obiettivo principale era quello di vedere l’amicizia e le interazioni tra due personaggi ai quali il mondo intero diceva che la loro amicizia era sbagliata. Più che una storia di discriminazione, è una storia di legami che nascono nonostante le persone intorno a te non li apprezzino. Poi ovviamente il bello delle storie che si raccontano è che ogni lettore può vedere in ognuna di esse un tema per sé importante. È una cosa bellissima dell’essere scrittore, del creare un manga – il fatto che i lettori possano interpretare a loro modo ciò che hai mostrato loro.

Q: Girl from the Other Side ha delle atmosfere che richiamano il mondo delle fiabe – ricorda quasi una lunga fiaba illustrata. Hai mai pensato di creare libri o illustrazioni per libri di fiabe per bambini – o anche per adulti? 

Nagabe: Adoro i libri illustrati e ne sono un avido lettore – infatti era un po’ quella la direzione nella quale stavo andando nella mia formazione. Nel mio futuro vedo sicuramente il poter creare opere di questo tipo, ma già per quanto riguarda Girl From the Other Side in realtà all’inizio con il mio editor abbiamo discusso sullo sviluppare la storia come un albo illustrato oppure se prendere la strada del manga. Alla fine abbiamo deciso per quest’ultimo, ma ciò non toglie sicuramente che mi piacerebbe realizzare un libro illustrato in futuro.

 

 

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