Dopo il grande successo di Finché il caffè è caldo (2015) e Basta un caffè per essere felici (2017), Toshikazu Kawaguchi ritorna con il terzo capitolo della sua saga sul caffè dei viaggi nel tempo con Il primo caffè della giornata (2018), edito sempre da Garzanti e uscito in tutte le librerie il 7 gennaio 2022.
Il terzo volume della saga dello scrittore e sceneggiatore Toshikazu Kawaguchi è ambientato in Hokkaido, dove si scopre l’esistenza di un seconda sede del caffè che permette di viaggiare nel tempo, oltre a quello di Tokyo, sempre appartenente alla famiglia Tokita. Se nei primi due romanzi la sedia che permette di viaggiare nel tempo era occupata dal fantasma di una donna vestita di bianco, in questo caso il fantasma è quello di un signore.
[Didascalia: frame tratto dal film del 2018 Cafè Funiculì Funiculà di Ayuko Tsukahara, adattato dal libro di Kawaguchi]
Nonostante il tema del viaggio nel tempo sia stato riproposto tante volte nei media nel corso degli anni, fino a renderlo quasi inflazionato anche perché presentato quasi sempre nello stesso modo, nella sua trilogia Kawaguchi lo ripropone con un pizzico di originalità. Infatti, per far sì che il viaggio nel tempo funzioni bisogna tenere a mente alcune regole: si può incontrare solo qualcuno che è già stato nel caffè, non ci si può muovere, il presente non può cambiare, il viaggio può essere fatto solo una volta e, soprattutto, la regola che da il nome al primo capitolo: bisogna bere il caffè finché è caldo. Sono tutte regole un po’ scomode che inizialmente possono indurre a desistere, ma che rendono il viaggio nel tempo un’esperienza davvero unica e irripetibile: si può rivivere un momento del passato (o del futuro) solo per sé, senza sconvolgere il presente. Le regole di Kawaguchi sono funzionali alle quattro vicende narrate in ogni libro.
Si tratta spesso di storie di rimpianto e di occasioni mancate, in cui i personaggi decidono di rivedere un’ultima volta una persona cara deceduta o persa di vista, attimi in cui si prova a rimediare a un’occasione perduta o a dire qualcosa che non si ha avuto il coraggio di dire. Proprio per questo la lettura della saga di Kawaguchi è stata definita confortante: nonostante vengano trattati temi come morte e suicidio, il raccondo è denso di tenerezza e viene sempre sottolineato il valore della speranza, il che crea un’atmosfera tranquillizzante e rasserenante.
[Didascalia: copertina dell’edizione giapponese]
Tuttavia, questo terzo volume forse va a perdere la magia dei precedenti e risulta superfluo rispetto a questi, che già chiudevano bene il cerchio. Probabilmente ciò è dovuto alla mancanza di continuità spaziale e all’introduzione di nuovi personaggi che in parte sostituiscono i vecchi, o forse al fatto che le vicende presentate peccano di poca originalità rispetto alle precedenti, o ancora forse perché ormai il velo di mistero che caratterizza i primi due capitoli della saga viene definitivamente svelato. Comunque si tratta di tre volumi che meritano attenzione: la trilogia di Kawaguchi si presenta come una serie senza troppe pretese, adatta a chi cerca una lettura leggera e rilassante da consumare in pochi giorni o comunque…finché il caffè è caldo!