Il negozio di bambole vi invita ad entrare! Gustate la bellezza delle bambole esposte, oppure lasciate nella mani di Mio, Matsunaga e il signor Shimura la vostra amata bambola se danneggiata, i nostri artigiani sono pronti a riparare i vostri tesori e ad ascoltare le storie che celano.
Edito da Lindau di Torino e tradotto da Massimo Soumaré, Le storie del negozio di bambole (2020) è il primo libro di Tsuhara Yasumi ad atterrare in Italia.Pubblicato nel 2009 in Giappone con il titolo Tamasaka ningyodō monogatari たまさか人形堂物語, l’opera raccoglie sei brevi storie attraverso le quali i lettori potranno immergersi nelle vite dei clienti insieme ai protagonisti, riparatori di bambole e costruttori di storie.
La voce narrante è di Mio, donna di trent'anni licenziata dal suo posto di lavoro, che eredita dal nonno la bottega di riparazione di bambole Tamasaka, nel quartiere Setagaya a Tōkyō. Per l’affetto e i ricordi che la legano a quel luogo, decide di tenerla aperta e prendersene cura, nonostante siano diverse le cose che non conosce sulle bambole e sulla professione, motivo per cui si sente spesso a disagio. A guidarla ci sono i dipendenti del negozio, il giovane laureato Matsunaga e l’esperto signor Shimura, i quali dedicano ad ogni oggetto una cura e un’assistenza particolari, che Mio inizialmente trova insolite, quasi più appropriate ad esseri umani che a semplici bambole. Tuttavia è questo il motivo del successo del negozio, è proprio per l’attenzione ai dettagli che diversi clienti si affidano alla bottega Tamasaka, dalle studentesse di liceo con semplici peluche da pochi yen alle madri disperate con figli distruttori di pupazzi costosi, fino ad arrivare a vere opere d’arte danneggiate.
L’autore, Tsuhara Yasumi, è uno scrittore affermato in Giappone, popolare per la diversità di generi nei quali si cimenta, persino all’interno di una stessa opera, come accade in Le storie del negozio di bambole. Questa caratteristica, il fatto di proporre una “letteratura senza aggettivi”, si manifesta perfettamente nell’intreccio dei racconti, ben visibile in Meditazioni a Murakami, dove fra momenti di vita quotidina e tormenti affettivi, Mio si trova coinvolta in un misterioso giallo a causa dell’omicidio del cugino Wataru. Seguiamo così le riflessioni sull’accaduto di Mio, che con l’aiuto di Matsunaga trasforma i suoi pensieri in indagini minuziose.
Ciò che accomuna tutte le storie sono le bambole, tradizione artigianale ancora viva in Giappone e riproposta con dovizia di dettagli all’interno della raccolta. In ogni capitolo troviamo tasselli di storia sull’origine e l’utilizzo delle bambole oggetto delle riparazioni e sulle tradizioni ad esse legate, che accompagnano i lettori in un viaggio nel tempo all’interno della cultura giapponese. Le descrizioni, che ricordano nello stile veri e propri manuali, vengono inserite nelle conversazioni dei riparatori in uno stile dialogico dove Mio dà voce a tutte le curiosità e le domande che i lettori potrebbero porsi.
Cosa lega però burattini, bambole e peluche di diversa fattura e valore? Mio stessa riflette sulla loro funzione
“Le bambole sono dei sostituti?”.
“Probabilmente. Perciò, pur essendo dotate di una consistenza solida, sembrano non raggiungibili davvero con le mani. Se le si osserva si diventa tristi. Tutti cercano di ricordare cosa ci sia al di là… quello che ci rammenta lo scenario originario in fondo al cuore. […]. Rappresentano l’incapacità di controllarci del tutto, una specie di manifestazione dell’inconscio. […] “
(Gabu, p.139)
La risposta è racchiusa nelle vite dei clienti del negozio e nelle esperienze dei suoi riparatori. Le bambole non sono meri oggetti, sono feticci nei quali i proprietari racchiudono il proprio cuore, sentimenti nascosti, frustrazioni e passioni inconsce. Per tale motivo conoscere la bambola e comprendere il tipo di danno che ha subito altro non è che capire le emozioni di chi con timore consegna il proprio tesoro al negozio. Il percorso di Mio nella comprensione del suo nuovo lavoro porta domande che vanno oltre alla materia: le bambole sono un tramite attraverso il quale diventa possibile prendersi cura del cuore dei clienti, ma non sempre è facile prenderne coscienza.
Nel racconto L’amore è l’amore un caro amico di Matsunaga porta al negozio la sua love doll, una bambola che replica l’anatomia di una ragazza a grandezza naturale, per tenerla nascosta ai suoi genitori in visita. Attraverso lo sguardo e le numerose perplessità di Mio, assistiamo all’abbattimento dello stereotipo su questo genere di bambole, spesso collegate a sessualità e tabù, oltre a conoscere la grande varietà di tipologie realizzate nelle diverse epoche, come le iki ningyō, figure di donne realistiche utilizzate in esibizioni teatrali e artistiche famose nel periodo Edo. Osservandola giorno dopo giorno e notando le interazioni da parte di chi ne è incuriosito, Mio capisce che la love doll non è un oggetto, racchiude l’amore e le insicurezze del propietario e genera calore con solo la sua presenza, come se fosse un essere umano in carne ed ossa.
“Il senso di ripugnanza che provavo nel mio cuore verso questa bambola si è via via attenuato. Al mattino le mormoravo “buongiorno” e durante il lavoro controllavo con lo sguardo che fosse tutto a posto. Quando vedevo che aveva gli abiti sgualciti glieli risistemavo con cura.
Non mi infastidiva più il riferimento sessuale implicito nel nome che il mondo aveva affibbiato loro. Love doll, Le bambole dell’amore. Le bambole che accoglievano i sentimenti delle persone. Le bambole del futuro che ancora dovevano nascere pienamente”
(L’amore è l’amore, p.72-73)
Durante la sua ricerca per capire l’essenza delle bambole, Mio riuscirà a trovare il suo ruolo all’interno del negozio con maggior sicurezza o si perderà nel labirinto del cuore delle bambole?
Se cercate una lettura che vi accompagni in viaggio tra i vicoli di Tōkyō e vi cali nella vita quotidiana degli artigiani di quartiere, questo è il libro che fa per voi. Una buona lettura leggera, ma che racchiude profondi sentimenti che vi culleranno nella tradizione delle bambole.