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NipPop incontra Fabiola Palmeri: Come un sushi fuor d’acqua

3 Dicembre 2020
NipPop Staff

L’autrice di Come un sushi fuor d’acqua ha risposto alle nostre curiosità su quella che è a tutti gli effetti la terza protagonista del suo romanzo: Tokyo!

Abbiamo avuto il grande piacere di poter intervistare Fabiola Palmeri, l’autrice del romanzo Come un sushi fuor d’acqua, un libro che ci ha colpiti in prima persona per la capacità di comunicarci tutto il valore del profondo legame che l’autrice ha con la meravigliosa e sorprendente Tokyo. Non potevamo quindi resistere alla curiosità di sapere cosa significa per lei, cosa le ha lasciato questo luogo così unico al mondo, e come l’ha visto trasformarsi negli anni. I nostri lettori più giovani troveranno senza dubbio di grande aiuto e ispirazione i suoi consigli per chi sogna di iniziare una nuova vita proprio a Tokyo, dove lei per prima ha vissuto per dodici anni! 

NipPop: Se dovesse scegliere ciò che più in assoluto le piace e le è rimasto nel cuore di Tokyo cosa indicherebbe? 

Fabiola Palmeri: Difficile rispondere concretamente a questa domanda, indicando cose specifiche. Sono talmente tanti gli aspetti, le caratteristiche e le modalità di vita che tutte insieme formano Tokyo, quanto le risposte possibili. Vivendone ormai da molti anni lontano, pur visitandola periodicamente, non appena vi atterro ritrovo un senso di appartenenza, di consuetudine. Il sentirsi parte della città e del suo schema comportamentale è qualcosa che mi lega a Tokyo più che ad ogni altra parte del pianeta da me solcato. Mi piace scoprire nuovi edifici che alla velocità della luce vengono costruiti, eppure riconoscere le stesse abitudini: le biciclette parcheggiate davanti alla stazione, i sacchi della spazzatura ordinatamente messi fuori dai negozi all’ora convenuta e portati via prima che i corvi li aprano, la voce del conducente del treno che annuncia l’arrivo nelle stazioni, mi fa tenerezza sentire alle cinque della sera la melodia che fuoriesce dagli altoparlanti. Un misto unico di tradizione e contemporaneità che esiste solo a Tokyo.

NipPop: In quali aspetti crede che sia maggiormente cambiata la Tokyo di oggi rispetto alla Tokyo degli anni ’80? Questi cambiamenti sono per lei più positivi o negativi?

F.P.: Tokyo cambia rapidamente il suo aspetto esteriore, credo non esista nessun altro luogo al mondo dove la costruzione di nuovi edifici avvenga così rapidamente. Le convenzioni sociali tuttavia non seguono lo stesso ritmo, avvengono più lentamente. Certo dagli anni ’80 molto è cambiato, ad esempio è cresciuta notevolmente la percentuale di stranieri che ci vivono, portando con sé problemi che noi conosciamo bene in Italia, come la capacità di convivenza con il “diverso”. In un paese dove i codici comportamentali seguono regole ben precise, chi non le conosce o non vi si adatta è destinato all’emarginazione o a vivere in nuclei di “uguali” senza mai integrarsi, seppure con ovvie differenze, con i giapponesi. La contraddizione è che invece di conoscersi meglio fra individui del mondo, ci si allontana l’uno dall’altro. In questo Tokyo deve migliorare. Per il resto rimane talmente affascinante che annoiarsi è impossibile.

NipPop: Cosa consiglia ai giovani che oggi vorrebbero costruirsi una nuova vita in questa straordinaria metropoli? 

F.P.: Consiglierei di non partire in quarta pensando di arrivare nel Paese delle Meraviglie, dove tutto è possibile. Credo ci si debba avvicinare con cautela e disponibilità per provare a vivere in un luogo lontano da casa, dalle proprie abitudini, dalla famiglia e dagli amici. Spesso si crede di conoscere bene un Paese perché si sa della sua cultura, si parla la lingua e lo si ama. Abitarci però è un’altra cosa, la vita di tutti i giorni crea ripetitività, il lavoro o lo studio costringono a ritmi precisi, a difficoltà forse non considerate finchè non le si affronta davvero. La flessibilità e una sorta di nomadismo sono ormai caratteristiche di questi anni, coronavirus permettendo. Fare esperienza di vita a Tokyo è senza dubbio qualcosa che consiglio, cosa ne verrà fuori lo si capirà solo provandoci.

Se volete saperne ancora di più, andate a leggere la nostra recensione di Come un sushi fuor d’acqua

 

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