NipPop

Il Cinema Ritrovato riparte in grande.

22 Agosto 2020
Marika Fanciullacci

La 34esima edizione del festival si amplia per accogliere in sicurezza tutti i cinefili.

Il Cinema Ritrovato torna anche quest’anno – nonostante le difficoltà – per celebrare con tutti i cinefili la sua 34esima edizione.
Durante il festival bolognese saranno proiettati 400 film, in 7 sale cinematografiche e 3 arene all’aperto, dal mattino alle 9.00 fino 22.00 circa. Promosso dalla Cineteca di Bologna, il festival si terrà dal 25 al 31 agosto, in presenza e in totale sicurezza.

Per garantire la sicurezza di tutti e per celebrare il cinema, raddoppieremo gli schermi e le sale del festival– spiega il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli. A Piazza Maggiore si aggiungono la BarcArena e l’Arena Puccini, ai tradizionali cinema Lumière, Jolly e Arlecchino, si affiancheranno l’Odeon, il Manzonie il Teatro Comunale. Dieci sale e arene cinematografiche per ritrovare, assieme al nostro pubblico armato di mascherine e curiosità, il piacere di andare al cinema. L’edizione di quest’anno è, forse più di ogni altra, una celebrazione del cinema al cinema.

L’edizione 2020 percorrerà la storia del cinema attraverso i restauri, le retrospettive tematiche e monografiche, i documentari e le anteprime assolute di titoli selezionati al Festival di Cannes.
Il Cinema Ritrovato dedicherà a The Film Foundation – l’organizzazione grazie alla quale Martin Scorsese ha contribuito al restauro di diversi capolavori del cinema– un omaggio con una retrospettiva dei suoi lavori di restauro più significativi.
Novità di quest’anno: Venezia Classici, la sezione della Mostra del Cinema di Venezia dedicata ai classici riportati al loro splendore, si svolgerà interamente al Cinema Ritrovato, grazie alla collaborazione tra la Biennale di Venezia e la Cineteca di Bologna.
Altra importante novità è rappresentata dalla collaborazione con il Teatro Comunale di Bologna che ospiterà il programma dedicato al cinema muto, creando così un’atmosfera di grande suggestione, grazie anche alla bellezza senza pari della Sala Bibiena.

Lo staff di NipPop, per questa edizione de Il Cinema Ritrovato, vi segnala alcuni capolavori imperdibili del cinema giapponese, in particolare la selezione Yūzō Kawashima: l’anello mancante.

Tonkatsu taishō
Divertente titolo di Kawashima Yūzō del 1952, racconta la vita di Yusaku Araki un medico di quartiere, la cui predilezione per il tonkatsu (popolare pietanza giapponese simile alla cotoletta alla milanese) gli è valsa il soprannome di principe della cotoletta (il significato letterale del titolo giapponese del film) tra gli inquilini del condominio in cui vive. Il futuro del caseggiato è minacciato dal progetto di ampliamento di un vicino ospedale, il che fa sorgere nei condomini il timore di uno sfratto. Questo dramma sociale riflette la vita in Giappone subito dopo la seconda guerra mondiale, ed è anche uno dei film più noti della casa di produzione Shochiku.

Kinō to asu no aida
Film del 1954 di Kawashima Yūzō, si basa su una delle novelle del poeta e scrittore Inoue Yasushi, ma a differenza dell’opera originale – come osserva il recensore di Kinema Junpo – il personaggio principale, un tipico uomo d’affari del dopoguerra, presenta una virilità in un certo modo attenuata, permettendo alle due protagoniste femminili di occupare il centro della scena. Il cambiamento apportato valse al regista diversi elogi da parte della critica per la ventata di modernità che aveva infuso nel melodramma.

Ai no onimotsu
Il primo film di Kawashima per la casa produttrice Nikkatsu è uno studio sulla fecondità nel contesto delle ansie da sovrappopolazione del secondo dopoguerra e della campagna di stato per il controllo delle nascite degli anni Cinquanta. La storia parla delle comiche vicissitudini del protagonista, Jozaburō Araki – ministro della Sanità giapponese – che ha il compito di promuovere il controllo demografico. Ma la sua missione viene compromessa da una serie di gravidanze simultanee in famiglia. 

Ginza nijūyonchō
Il dramma si svolge nel lussuoso distretto di Ginza quando il quartiere si trovava in una fase di cambiamento – nei movimentati anni Cinquanta – a causa degli effetti della Seconda guerra mondiale e dell’occupazione americana del dopoguerra. Il preciso ritratto di quel periodo storico consente a Kawashima di esplorare uno spaccato della società in un periodo di trasformazioni aggressive, tra imprenditori, artisti e criminali.

Suzaki Paradaisu: Aka shingō
Il film preferito di Kawashima – come lui stesso ha dichiarato – narra la storia di una coppia povera che trova lavoro nei bar Ginza e nei ristoranti del distretto a luci rosse di Tokyo. I due sono scaltri sopravvissuti che vivono alla giornata e allo stesso tempo perdenti condannati a una spirale autodistruttiva.

Fukushū Suru wa Ware ni Ari
Film del 1979 diretto da Imamura Shōhei e basato sull’omonimo libro di Saki Ryūzō, narra della storia vera del serial killer Akira Nishiguchi. Il film si svolge in settantotto giorni di crimini efferati e si basa sul mito del genio del crimine che viola impunemente la legge e si fa strada nel paese rubando, seducendo, ingannando e uccidendo finché non viene catturato.

Muhōmatsu no isshō
Il film di Inagaki Hiroshi racconta la storia di Matsugoro, figura che incarna, nella sua condizione modesta, alcuni tratti del carattere nazionale giapponese: la fierezza scontrosa, il coraggio, l’abnegazione, la fedeltà alle tradizioni, il rispetto del codice morale dell’epoca.

Bakumatsu taiyōden
Considerato il titolo più rappresentativo di Kawashima, questo film arguto, disinvolto e irriverente si svolge alla metà dell’Ottocento e ruota attorno a un bordello nel distretto del piacere di Yūkaku a Shinagawa. Il protagonista Saheiji, non potendo pagare il suo debito col bordello, si ritrova obbligato a lavorare nella struttura.

Il programma completo è disponibile sul sito ufficiale del festival.

Fonte: Il Cinema Ritrovato

 

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