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Kafka classics in comics: le suggestioni visivo-simboliche dei Nishioka Kyōdai

20 Agosto 2020
Paolo Sciarretta

Gli autori de Il bambino di Dio tornano con un adattamento a fumetti de Le metamorfosi e di altri racconti scelti del gigante boemo della letteratura novecentesca

«Il più grande pornografo, e anche pornomane, della storia è Franz Kafka, non Sade». Così Carmelo Bene risponde all’intervista di Giancarlo Dotto sulla “questione Kafka” e sul rapporto tra eros, porno e comicità. Sul versante nipponico, l’eredità kafkiana interpretata dai fratelli Nishioka (uniti come fossero un solo braccio e una sola mente nell’uso del termine Kyōdai – letteralmente fratelli – come nome d’arte) è profondamente connessa con il mondo della rappresentazione pornografica. C’è, infatti, un filo rosso che lega il mondo sadiano della violenza oscena e perversa e l’universo dell’assurdo dell’autore del Processo con la produzione del duo Nishioka. Basti pensare alla loro evoluzione artistica e ai temi, vicini all’ero-guru-nansensu, affrontati in volumi come Viaggio alla fine del mondo e Il bambino di Dio. In quest’ultimo lavoro, il protagonista – un immorale “Gesù bambino”, nato da un parto rettale, freddo assassino e castigatore di oppressori – inneggia al cannibalismo, alla pedofilia e a orge paniche.


Ma se ne Il bambino di Dio le intenzioni sono quelle di denunciare, per contrappasso analogico e in stile sadiano, le feroci ingiustizie e le brutalità commesse nelle scuole giapponesi – sistematicamente censurate nei mass-media -, in Kafka classics in comics il messaggio da comunicare diventa universale. Kafka stesso è «uno scrittore universale». Nella postfazione scritta dallo sceneggiatore Satoshi Nishioka, Kafka è colui che combatte contro il potere e l’economia, che prima di tutti ha intravisto come nel Secolo Breve «il potere si [sia] trasformato in violenza nuda [e] l’economia in un fantasma senza corpo».


Kafka classics in comics da un lato scioglie molte delle ambiguità letterarie nelle immagini che si fanno chiare e inequivocabili simbologie; dall’altro, toglie consistenza alla fisionomia di alcuni personaggi. Nel Cruccio del padre di famiglia la vaga essenza nichilistica dell’Odradek assume la forma religiosa e occultistica dell’esagramma – con chiaro riferimento al simbolo ebraico -, sebbene sia testualmente abbozzata come un rocchetto dal quale dal «centro della stella sporge una piccola stanghetta trasversale». E Gregor Samsa, protagonista de La Metamorfosi, – un uomo poi divenuto insetto -, si lascia immaginare negli ambienti oscuri della sua stanza, senza che se ne possa intravedere una sagoma, una dimensione o una precisa collocazione spaziale.


La grafica della disegnatrice Chiaki Nishioka è in chiara continuità di stile rispetto alle opere precedenti. Il minimalismo, gli scenari geometrico-astratti, il misto surrealista e naïve delle figure oblunghe (come ne Il cruccio del padre di famiglia), il puntinismo bicromatico e l’uso dei retini come parterre di molti scenari, rendono la trasposizione dal testo alle immagini sui generis, stilisticamente non omologata rispetto alla fumettistica mainstream e, allo stesso tempo, ricettiva agli insegnamenti del maestro Tezuka, pioniere del mondo del manga. Dell’eredità artistica fa parte il tratto, semplice e netto, e l’iconica sinuosità delle linee. Diversi e peculiari sono la forma e il colore degli occhi, più piccoli e trapunti di nero, riflesso dell’essere davanti al nulla, specchi dell’Angst kafkiana: un leitmotiv che incide, nella versione dei Nishioka, sui tratti tipici della tradizione manga.

La sottrazione della corporeità rispetto al corrispettivo letterario può evincersi dall’impassibilità dei volti, inerti alle violenze subìte (si veda L’avvoltoio o Nella colonia penale): il narratore esterno non potrà che essere alienato rispetto ai personaggi e all’ambiente che li circonda. Parossisticamente sadiano, nella rappresentazione in manga Kafka diventa, per dirla con le parole di Bene, «un monumento comico al concetto di porno».

La selezione dei testi, oltre che a difendere quei caratteri di rivalsa sociale sui temi di potere ed economia, rende conto dell’atrocità della vita nell’assurdo, degenerata nella spietatezza del comico. L’arte privativa e socialmente denigrata di Un digiunatore trova nelle sue ragioni di pratica, caparbiamente perpetuata come esercizio di virtù, l’inesistenza di un cibo gradito. Il cavaliere del secchio vola leggero nel nulla, disilluso nella sua richiesta di solidarietà. Un medico di campagna, nel tentativo di curare una ferita a forma di fiore, si ritrova ignudo in folkloristiche danze tribali.

Il cruccio del padre di famiglia, La metamorfosi, Il cavaliere del secchio, Sciacalli arabi, Un fratricidio, L’avvoltoio, Un medico di campagna, Un digiunatore, Nella colonia penale compongono l’indice di Kafka classics in comics. Il testo in versione italiana, edito da Dynit Manga nella collana Showcase, curato da Asuka Ozumi e tradotto da Juan Scassa, è già disponibile da marzo 2020 in libreria e fumetteria al costo di 15,90€, in un volume unico da 171 pagine.

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