Che cosa pensiamo quando sentiamo la parola "ninja"? Probabilmente la prima immagine che ci viene in mente è quella di uomini vestiti di nero, con maschera e cappuccio, che lanciano shuriken saltando e arrampicandosi tra i tetti e spariscono dietro a nubi di fumo. Sono personaggi che ancora oggi riscuotono molto successo, anche grazie ad opere come Naruto.
Ma è davvero questa la vera immagine dei ninja?
Gli esperti affermano che questo stereotipo fu diffuso principalmente attraverso racconti eroici del periodo Meiji (1868-1912) e Taishō (1912-1926), e più recentemente grazie a film e manga, nella cosiddetta era Shōwa (1926-1989). Le primissime descrizioni della figura del ninja risalgono però a periodi ben più lontani nel tempo. Si pensa che una delle fonte principali sia stato il Basenshūkai, un libro scritto nel 1676, che racchiudeva le leggi, le tattiche, le formule e gli oggetti usati per il ninjutsu, cioè l'arte della furtività.
Nel Buke Myōmokushō però, un'enciclopedia sulle famiglie di samurai scritta nel 1800, i ninja erano descritti in modo diverso: avevano appreso l’uso delle prime armi da fuoco (sfatiamo il mito dell'uso fisso della katana, l'equipaggiamento dei ninja era molto più variegato) e venivano impiegati come cecchini sul campo di battaglia, con lo scopo di recuperare informazioni nemiche e lanciare attacchi a sorpresa, a volte ricorrendo a incendi e omicidi.
All'inizio del XV secolo le loro gesta divennero meno eroiche. Tra i loro compiti principali rientrava per esempio quello di sorvegliare i cancelli del castello di Edo, nell'attuale Tokyo. Si ipotizza infatti che il cancello Hanzōmon sia chiamato così proprio perché il famoso ninja Hanzō Hattori ne era a guardia. Avevano inoltre il compito di scortare il signore feudale nelle sue visite a Edo, custodire il castello e mettere in salvo i registri di famiglia in caso di incendi o altri disastri, anche naturali. Successivamente, nel periodo Sengoku (XV e il XVI secolo), i ninja conducevano la doppia vita di guerrieri e agricoltori. Quando queste due classi furono separate nettamente da alcune riforme del governo del tempo, i ninja furono relegati a semplici contadini. Fu poi proprio grazie al Basenshūkai che questa figura venne enfatizzata, riuscendo a colpire l'immaginazione popolare.
Dobbiamo quindi far attenzione a distinguere il ninja dai guerrieri e militari anche molto famosi che negli scontri sanguinosi del medioevo giapponese utilizzarono metodi spionistici. Il mito del ninja merita nondimeno la giusta attenzione per il suo significato e il successo che ha riscosso e continua a riscuotere in Giappone e soprattutto all'estero.