JK Rock è un film diretto da Muguruma Shunji e presentato all’edizione 2019 del Far East Film Festival. Un film senza troppe pretese incentrato sul mondo della musica rock in Giappone e su come questo intreccia la vita di ragazzi e ragazze con la passione per la musica.
A COLPI DI PLETTRO
Il film si apre con lo scioglimento della band dei JoKers. Le cause non vengono immediatamente spiegate ma ci vengono presentati alcuni membri: il chitarrista Joe Kaieda (Fukuyama Shodai) che ormai ha deciso di dedicarsi agli studi di giurisprudenza e che guida una sgargiante Lamborghini viola, Syoji Harunobu (Kobayashi Ryota) e Jinbo Subaru (Kumagai Kaito) che, dopo la partenza dell’altro chitarrista Kodukai Joe (Yamamoto Ryusuke) per gli Stati Uniti, vorrebbero tornare a suonare insieme a Joe.
Questi non ne vuole sapere, ma grazie al piano ideato da Teru (Nishimura Masajiko), l’eccentrico proprietario di un variopinto rock café, Joe si convince a fare da insegnante e supporto a una band femminile composta da ragazze adolescenti ma piene di talento, le Drop Doll. Inizialmente Joe si trova spesso a bisticciare con Sakura (Hayama Chihiro), l’impulsiva e impertinente batterista del gruppo. Ma sarà proprio il rapporto tra i due a suscitare nuovamente in Joe la voglia di suonare in un gruppo e a donargli il coraggio per affrontare i fantasmi del suo passato e il rapporto con Kodukai Joe.
UN PO’ DI ROCK AL FEMMINILE
Guardando il film è impossibile non pensare a pellicole cult del genere come Linda Linda Linda del 2005, diretto da Yamashita Nobuhiro, e l’americano School of Rock del 2003, in particolare per come la trama si concentra sul gruppo delle Drop Doll, composto dalle tre adolescenti Sakura, Rina (Miyake Yukino) e Mao (Yuina). Le ragazze cercano di sfondare e il talento non basta: infatti il film, per tutta la durata, si focalizza sulla loro determinazione nell’affrontare le prove necessarie per realizzare il loro sogno, nonostante gli alti e bassi.
Le tre ragazze rappresentano degli stereotipi adolescenziali molto diversi tra loro: Sakura è il classico esempio di gyaru, vestita con colori e accessori sgargianti e con una personalità altrettanto piccante; Mao è solare e sempre in movimento tra il lavoro part time al rock café e le corse al campo sportivo della scuola per sfogare le sue insicurezze; Rina è riservata e proviene da una famiglia ricca dove la madre vorrebbe che lei si dedicasse solo agli studi, e vede la sua passione per la musica come una perdita di tempo.
I tre mondi si scontrano creando un’ottima sinergia all’interno della band, che supera le differenze e sfocia in un vero e proprio rapporto di amicizia, ben oltre al film. La band delle Drop Doll infatti è realmente attiva all’interno del panorama musicale giapponese contemporaneo e ha pubblicato tra i vari brani anche il singolo cantato dal gruppo in JK Rock.
Viene dedicato spazio anche alla band dei JoKers, in particolare alle dinamiche createsi al momento della rottura e della ricerca della fama, dando allo spettatore uno spunto su cui riflettere: a volte per crescere sono necessari sacrifici. Tuttavia, il rapporto tra i ragazzi viene trattato solo in superficie, dando spiegazioni non esaustive che servono solo da contorno alla trama principale costruita intorno alle Drop Doll.
Poco anche lo spazio dato alle dinamiche personali delle ragazze: si affronta solo sporadicamente il rapporto di Mao con il professore di educazione fisica e quello di Rina con la madre. L’unica ad avere una rilevanza da vera protagonista sembra essere Sakura, con la sua cotta adolescenziale per Joe che svilupperà dopo i dissapori iniziali.
UNA PELLICOLA MELODICA
Sin dall’inizio del film è chiaro l’intento volto al puro e semplice intrattenimento, senza approfondire eccessivamente i rapporti umani a eccezione dei protagonisti Joe e Sakura, e senza deviare dal genere della commedia musicale a volte autoironica. Nonostante ciò, per quanto si tratti di una pellicola stilisticamente piuttosto semplice, nella trama non si percepiscono particolari discrepanze e il film riesce a svolgere egregiamente il proprio compito, facendo uscire dalla sala il pubblico soddisfatto, e con il plus di aver ascoltato buona musica.
Inevitabile dire che la vera protagonista alla fine della storia sia proprio quest’ultima, insieme all’ambiente che la caratterizza, con atmosfere rock che permeano e fanno da sfondo alle band adolescenziali e ai loro drammi; a volte si tratta di momenti un po’ troppo accentuati ma che fortunatamente non pesano troppo sulla resa finale di un film da vedere con leggerezza.