Koe no katachi 聲の形 (La forma della voce) è un film d’animazione del 2016 diretto da Yamada Naoko, adattamento dell’omonimo manga di Yoshitoki Ōima e distribuito in Italia da Nexo Digital.
Nonostante la durata del film sia di soli 130 minuti, il regista è riuscito a racchiudervi al meglio le vicende dei sette volumi del manga, creando un vero e proprio concentrato di intensità emotiva e allo stesso tempo dimostrando coerenza e abilità narrative.
Things they do look awful cold (Talkin' 'bout my generation)
I hope I die before I get old (Talkin' 'bout my generation)
Il divertimento con gli amici, le risate, i videogiochi. Questa la semplice vita di Ishida Shoya, uno dei due bambini protagonisti, che vediamo sorridere in una delle prime scene, sulle note di My Generation dei The Who. Almeno finché non arriva Nishimiya Shoko, figlia di una realtà ben più difficile della sua, a creare un assordante silenzio.
Shoko si presenta alla classe sollevando il suo quaderno “per conversazioni”:
“Piacere di conoscervi. Sono Shoko Nishimiya. Con questo quaderno comunicherò con voi, spero che diventeremo amici. Per favore usate questo quaderno per parlare con me. Sono sorda.”
Sguardi
Subito si alza un brusio di voci e le espressioni di sorpresa non sono poche. Gli occhi curiosi dei compagni si fanno pressanti. Shoko, capelli rosa e sguardo malinconico, nasconde l’imbarazzo di una diversità da cui non si può sfuggire.
Qualcuno sarà pronto ad aiutarla fin da subito, ma le incomprensioni non mancheranno, accompagnate da sentimenti di insofferenza e rimprovero, cuori colmi di rancore ed egoismo. Oppure, forse ancor peggio, tentativi di indifferenza da parte di chi non vorrà essere il prossimo a soffrire.
Se l’ignoranza potesse parlare si esprimerebbe con la violenza, e lo farà. Shoko, tuttavia, dimostrerà grande coraggio nel superare le difficoltà con un semplice sorriso.
Crosses
“Ho capito che i tuoi peccati tornano sempre a prenderti”
Non si può giocare per sempre con la vita degli altri. Perché prima o poi vi sarà un prezzo da pagare.
Quando la madre di Shoko scoprirà gli atti di bullismo a cui sua figlia è stata sottoposta deciderà di trasferirla in un'altra scuola e Shoya verrà indicato dai compagni come l'unico responsabile di quegli eventi. Da quel momento in poi il bambino verrà preso di mira dagli altri compagni e crescerà con un senso di colpa che anche da ragazzo lo influenzerà nel modo di vedere ciò che lo circonda. Shoya deciderà di non esistere, non ascoltare le voci degli altri e isolarsi, divenendo in questo modo vittima dei suoi ricordi.
Gesti d’amore
Con l’aiuto di un cupido piuttosto buffo, Nagatsuka Tomohiro, Shoya avrà l’occasione di rincontrare Shoko ma anche di fare nuove amicizie, forse questa volta sincere. I piccoli gesti di Tomohiro non saranno tuttavia gli unici a colpirci per la loro innocente dolcezza.
La poesia vera sarà quella del linguaggio dei segni di Shoko, che riuscirà a trasmettere tanto pur non essendo in grado di parlare bene, lasciando noi senza parole.
Come un pesce fuor d’acqua
Non passa inosservata la simbologia legata alle scene in cui è presente l’acqua. Questo elemento infatti sembra essere legato a un potere salvifico e compare in tutte le scene in cui qualcosa dev’essere recuperato, che sia un legame o un quaderno stropicciato. Inoltre l’acqua è un ambiente in cui la percezione del suono è differente rispetto a quella nell’aria, il che rimanda in modo inaspettato al tema della sordità e al modo in cui Shoko intuisce il reale.
La forma della voce si appropria della bellezza della natura e la traduce a livello grafico con un’estetica dai colori pastello, bruscamente alternata a scene di violenza fisica e verbale dissacranti, ed è forse in questa antitesi che è racchiusa la bellezza del lungometraggio.
Se questa storia emozionante vi incuriosisce, ecco qui il trailer del film in italiano:
Se invece vi interessa saperne di più sul manga, ecco qui il link all’articolo sul nostro sito: