NipPop

J-Horror – Storia di una conquista nel panorama del mostruoso

15 Aprile 2017
Domenico Maria D’Adamo

 

J-Horror non solo è un termine noto a cinefili e intenditori di cultura giapponese contemporanea, ma è anche un concetto entrato di diritto nel comune vocabolario di ognuno di noi. Questo perché la diffusione di tali pellicole (perché di cinema si tratta), ha avuto una risonanza mediatica, a cavallo del nuovo millennio, tale da essere importate e imitate da diversi paesi del blocco euro-americano. 

Nel 1998, Ring (リング), film diretto da Hideo Nakata, ha impresso un segno profondo nel mondo della cinematografia di genere e nell’immaginario collettivo mondiale, introducendo per la prima volta le figure degli yūrei (particolare categoria di fantasmi giapponesi) in una pellicola ispirata da una storia popolare (quella di Banchō Sarayashiki) e destinata a un pubblico internazionale. Il successo fu considerevole, tanto da spingere alcune case di produzione americane a girare un remake appena 4 anni dopo. La novità più importante è nella commistione di elementi tradizionali e moderni e la conseguente convivenza e fusione tra creature e spiriti millenari con elementi tecnologici di uso quotidiano. Ne è un esempio calzante la famigerata videocassetta protagonista del film, un surrogato odierno e in plastica di uno scrigno contenente la maledizione della perfida Sadako. La maggior parte degli yūrei che si manifestano nel cinema J-Horror sono chiamati onryō, ovvero fantasmi, genericamente di sesso femminile, ancora legati al mondo terreno da sentimenti di pura vendetta. Si attengono a un’iconografia ricorrente e riconducibile all’antico teatro kabuki, dove queste creature si contraddistinguevano per gli abiti bianchi e per la folta chioma di capelli neri sciolti a celare il volto.

Strano e altrettanto affascinante è stato il destino di Ju-On (lett. “Rancore”) di Takashi Shimizu, film del 2000 considerato il diretto erede di Ringu, concepito però per il mercato home-video e non destinato quindi alle grandi proiezioni. Il successo, in questo caso, fu inaspettato e travolgente, tanto da consentire all’opera di svilupparsi in un sequel e di attirare l’attenzione dei produttori americani che hanno poi trasformato la storia di Shimizu in una trilogia dal titolo The Grudge. Anche in questo caso si notano elementi ricorrenti del panorama horror nipponico, come l’omicidio mosso da gelosia e tutta una serie di sentimenti negativi che legano gli spiriti dei defunti al luogo del misfatto. La maledizione, in questo caso, si propaga poi come un’epidemia a causa di una serie di eventi giostrati da protagonisti troppo curiosi.

  

Ma il J-Horror presenta caratteristiche peculiari che prescindono dall’elemento trattato e che si fondano prettamente sullo stile narrativo. Si delinea come un horror di carattere psicologico che preferisce costruire il pathos e la paura derivante dalla tensione su ciò che non viene mostrato, su ciò che rimane nascosto e silente. E’ un genere che predilige la lentezza, gli eventi si dipanano poco a poco e le scene scioccanti si manifestano con un certo preavviso. Ne sono un esempio i film del maestro Kiyoshi Kurosawa, dove gli avvenimenti si alternano come in un sogno, uno stato alterato dei personaggi che non sempre riescono a comprendere la gravità delle situazioni. Il risultato è un prodotto ipnotico per gli occhi degli spettatori, un horror che tiene in apprensione grazie al suo andamento simile a uno slow-motion.

 
 

Prossimi eventi

Articoli recenti

“Totto-chan: the little girl at the window”, una scuola di vita e una speranza in guerra

Basato sul romanzo autobiografico di Kuroyanagi Tetsuko, Totto-Chan: the little girl at the window è la storia di una bambina che frequenta una scuola atipica, dove impara il modo con cui vivere nel mondo essendo sempre sé stessa. Uscito nel dicembre 2023 in Giappone, la pellicola è stata presentata  in anteprima in Italia al 24 Frame Future Festival, ed è un dolce ritratto di un’infanzia quasi idilliaca, bruscamente fermata dalla seconda guerra mondiale.

Leggi tutto

Blue Eye Samurai: Il costo della vendetta

1656. Un samurai avanza solitario lungo una strada innevata mosso soltanto dal suo desiderio di vendetta. Questo è l’incipit di Blue Eye Samurai, una serie che riprende il classico topos letterario e cinematografico del rōnin in cerca di vendetta e lo trasforma in un capolavoro dell’animazione moderna, con colpi di scena avvincenti e una trama tutt’altro che banale che vi faranno rimanere con il fiato sospeso fino alla fine.

Leggi tutto

NipPop Goes to Buffalo: A Report on Replaying Japan 2024

Studying Japanese pop culture requires us to consider its expansion and diffusion within, without and in-between Japan as a nation-state and as a media landscape. Sometimes literally, as research fellow Luca Paolo Bruno did traveling to Buffalo, NY, to attend the Replaying Japan 2024 conference. Replaying Japan is a series of academic conferences organized under the auspices of the Ritsumeikan Center for Game Studies (RCGS) of Ritsumeikan University in Kyōto, Japan, since 2012, and focused on the study of Japanese Games.

Leggi tutto