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Il genere dell’isekai e la necessità d’innovazione

16 Febbraio 2017
NipPop Staff

Cos'è l'isekai? È molto probabile che chiunque sia appassionato di anime e manga abbia già incontrato questo genere che è, dopotutto, uno dei preferiti tra i fan. Isekai 異世界 è un composto, dove 異 sta a significare “diverso” e 世界 “mondo”, “dimensione”. Parliamo, quindi, di mondi alternativi dove tradizionalmente i protagonisti, quasi esclusivamente adolescenti appartenenti alla nostra realtà, vengono trasportati per magia.

 

Le storie più famose, nella maggior parte dei casi, vedono l'utilizzo di elementi surreali e la presenza di uno o più protagonisti che riescono a padroneggiare le nuove realtà acquisendo rapidamente dimistichezza e disinvoltura. Facile a questo punto pensare a Sword Art Online, la serie che è diventata di fatto uno degli anime più amati della nostra generazione e che riesce a riassumere in sé gli elementi più caratteristici dell'isekai.

Come avrà fatto mai un genere così semplice a diventare tanto popolare tra i giovani? È necessario ricordare che viviamo in un'era dove chiunque – ragazzo o ragazza – ha potuto mettere le mani su un videogioco. La popolarità di quest'ultimi, e particolarmente quella dei giochi MMO1, ha scolpito l'immaginario del nostro tempo riuscendo a portare milioni di persone nei suoi mondi incantati. Tra l'altro, a quale ragazzo non piace pensare di avere poteri speciali con i quali battersi per la propria gloria e riuscire a ottenere il tanto agognato premio? Per di più, la lotta contro creature mistiche e la conquista di oggetti magici necessari per il raggiungimento del proprio obiettivo è una tematica classica nel mondo della letteratura, che si potrebbe ricollegare con le mitiche avventure dell'Odissea.

Oggi, però, il genere affronta un grosso problema: la cristallizzazione delle tematiche e la loro ripetizione quasi ciclica.  È diventato molto difficile dopo l'uscita di un colosso come Sword Art Online produrre un lavoro che susciti interesse. Non che SAO sia un'opera originale di suo. Anzi, tutt'altro, è fra i lavori più banali del genere ma, avendo campionato al meglio gli stereotipi dell'isekai, funge da metro per qualsiasi nuova opera che viene messa sul mercato. Per distinguersi dalla folla e per risvegliare il genere c'è bisogno d'innovazione. Fortunatamente ci sono svariati titoli molto ambiziosi che contestano l'egemonia di SAO.

  Parlerò un po’ della trama dei vari anime a cui farò riferimento, quindi attenti agli spoilers.

Partiamo da un titolo che ha suscitato forti emozioni e ha lasciato gli spettatori con le lacrime agli occhi: Boku dake ga inai machi, anche conosciuto come ERASED. La storia narra delle vicende di Satoru, un giovane adulto che assiste all'omicidio della madre e viene spedito indietro nel tempo per risolvere il mistero delle uccisioni di vari giovani studenti della sua città. L'innovazione qui sta nello spostare l'attenzione sull’inadeguatezza di Satoru, un semplice bambino, troppo debole per la situazione in cui è stato calato, le cui azioni sembrano insignificanti. Il nostro eroe non riuscirà a salvare la piccola Kayo e dovrà compiere la stessa impresa una seconda volta, sacrificando infine se stesso. Difatti il titolo, “La città in cui solo io sono sparito”, è un foreshadowing degli eventi finali. Il piccolo Satoru cadrà in coma per 18 anni per poi risvegliarsi negli stessi panni d'adulto di quando era stato mandato indietro nel tempo. Un protagonista, quindi, privato della propria forza e, soprattutto, della propria onnipotenza e costretto a sacrificare se stesso per il bene comune.

 

Un titolo che fa satira sul genere è invece Kono subarashii sekai ni shukufuku wo! (Benedici questo mondo fantastico!). Già dall'inizio della storia l'anime prende in giro i vari stereotipi dell'isekai: un giorno Kazuma, uno hikikomori2 e un NEET3 (il suo nickname è difatti “Hiki-neeto”, usato in senso dispregiativo), uscito di casa per andare a comprare un nuovo videogioco, vede una ragazza che sta per essere investita da un veicolo e, in un atto di eroismo, si lancia per salvarla. Deceduto, si trova al cospetto della dea Aqua che gli rivela come in realtà siano andate le cose. Il veicolo non era altro che un lentissimo trattore e la morte di Kazuma è stata causata da un infarto, risultato della sua stessa paura di morire. Una fine per niente eroica, degna di uno sventurato quale è Kazuma.

Trasportato nel nuovo mondo, la sua sfortuna non sembra volersi fermare. Difatti non è un Kirito e non ha nessun potere speciale. È un misero avventuriero di livello 1, senza neanche un soldo. Per sopravvivere all'inizio di questa sua nuova vita non si inoltrerà in dungeon misteriosi o quest alla ricerca di tesori sacri, ma sarà costretto a fare lavori manuali come zappare la terra, costruire case o cacciare le rane fuori dalle mura della città.

 

I suoi alleati non saranno forti e valorosi guerreri come Asuna, ma strambi e inutili personaggi come Megumin (una strega che può usare magie esplosive solo una volta al giorno, dopo di che perde tutte le forze e non riesce più a muoversi), Darkness (una crusader che dovrebbe fungere da tank4 ma che non riesce a colpire nulla e per di più è una depravata sessuale), e Aqua (la dea dall'intelletto troppo scarso e con una dipendenza all'alcol). Una realtà, quindi, totalmente opposta al classico immaginario fantasy.

 

Un altro interessante titolo è Hai to gensō no Grimgar (Grimgar di fantasy e cenere). Il settings è molto classico: un gruppo di ragazzi viene trasportato per magia in un mondo simile a quello dei giochi RPG. Ognuno di loro entra in una gilda che rappresenta la propria classe e insieme si inoltrano in vari dungeon per sopravvivere. Sembra un anime sprovvisto di personalità come tanti altri, ma già dai primi due episodi si è di fronte a una situazione totalmente diversa rispetto alle nostre aspettative. Il gruppo di amici che la storia segue è quello dei più incapaci e inesperti. A differenza dei personaggi del mondo di SAO, questi non riescono subito ad adattarsi alla nuova vita e spendono la maggior parte del loro tempo in povertà. Una delle scene più memorabili dell'anime è il primo combattimento contro un goblin. Si nota subito che i ragazzi hanno difficoltà a concepire ciò che sta accadendo, e che per loro era immaginabile solo nei manga. Hanno paura e non sanno cosa fare. La situazione si aggrava ancora di più quando Haru viene trafitto dal mostriciattolo sulla spalla, atto che scalfisce quel muro illusorio che divideva faticosamente il gruppo dalla nuova realtà. Esemplari sono le parole di Ranta che, dopo aver attaccato il goblin, dice incredulo: “Ho trafitto… le sue… ossa? Disgustoso…”

 

Il mondo non è stato creato su misura per loro, ma è duro e crudele. Un evento che segnerà la psiche di tutti i ragazzi sarà la morte di Manato, il loro curatore. Il gruppo decide per la prima volta di inoltrarsi nel dungeon della città abbandonata, ora popolata dai goblin. Ma a causa di un'eccessiva sicurezza in loro stessi, decidono di esplorare un territorio a loro sconosciuto che, sfortunatamente, è sede dei goblin più forti. Manato è solo la vittima della loro ingenuità.

In conclusione, ritengo che ci sia bisogno da parte di scrittori e di case d'animazione di prendere scelte un po’ più rischiose invece che lasciarsi cullare dalla sicurezza offerta dagli stereotipi oramai già visti e ripetuti fino allo stremo.

1 Acronimo che significa “Massively multiplayer online game”, ossia “gioco online multiplayer di massa”. Indica un genere di videogiochi che necessita della presenza di migliaia di giocatori collegati simultaneamente allo stesso “mondo” (server di gioco). Gioco esemplificativo del genere è il famosissimo World of Warcraft della Blizzard.

2 Termine giapponese usato per descrivere le persone che scelgono di ritirarsi dalla vita sociale.

3 Acronimo che sta a significare “Not in education, employement or training”, ossia persone che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in attività di formazione.

4 Terminologia usata di solito nel campo degli RPG per identificare una classe volta ad attirare l'attenzione dei mostri e ad assorbire i loro attacchi per dare la possibilità ai propri alleati di colpire.

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