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NipPop @ FEFF18: Hime-Anole

28 Aprile 2016
Filippo Gabrielli
Yoshida Keisuke, già noto al pubblico giapponese per la recente trasposizione cinematografica del manga Silver Spoon (2013) di Arakawa Hiromu, ha presentato in anteprima mondiale alla diciottesima edizione del Far East Film Festival di Udine la sua ultima opera: Hime-Anole (Hime Anōru ヒメアノール). Il soggetto è tratto da un manga di Furuya Minoru, mentre il cast vanta la presenza del famoso idol del gruppo V-6 Morita Gō. Il lungometraggio è caratterizzato da una singolare sperimentazione fra due generi, una semplice storia d'amore fra giovani con triangolo annesso e un thriller dai tratti slasher. Il film, farcito di un alto tasso di violenza, si è inoltre guadagnato il divieto ai minori di 15 anni.

 
 
Ōkada (Hamada Gaku) è un semplice impiegato part-time di una ditta di pulizie, senza grilli per la testa. A lavoro, fa la conoscenza di un collega più anziano, Ando (Muro Tsuyoshi), che gli rivela di essere segretamente innamorato di una barista acqua e sapone, Yuka (Satsukawa Aimi), ma di essere troppo timido per tentare un approccio. Perciò, convince Ōkada ad avvicinare la ragazza, per sondare la possibilità di conoscerla. Durante il sopralluogo, il giovane si imbatte in un vecchio amico delle superiori, Morita (Morita Gō), assiduo frequentatore del locale e guardato con sospetto da Ando, che in lui riconosce un potenziale avversario in amore. Tra i tre, però, solo Ōkada riuscirà a fare breccia nel cuore di Yuka. Il presentimento espresso inizialmente da Ando si rivela fondato quando in Morita, a causa di un torto subito, si risveglia una furia omicida, tale da minacciare l'idillio dei due giovani innamorati.
 
 
Hime-Anole è il risultato di un efficace esperimento di commistione fra due generi molto diversi e rivela lil suo potenziale in questo dualismo. La composizione è segnalata in modo inequivocabile dalla netta cesura nei titoli di testa fra le due parti che compongono l'opera: la prima parte del film, attraverso una fotografia molto luminosa, narra l'eccitazione e la bellezza dell'inizio di un amore, fra buffe gag e ingenue incomprensioni; nella seconda parte, più cupa, elementi totalmente diversi prendono il sopravvento. Da metà del film in poi, il protagonista indiscusso è lo straordinario Morita Go, introverso sbandato di periferia, con un profilo da serial killer. È proprio in questo frangente che veniamo a conoscenza del suo passato, segnato da episodi di bullismo e violenza. Ricordi che fanno scattare in lui la molla che rende disumano l'umano.
 
Ōkada e Morita vivono due esperienze l'una all'opposto dell'altra, che non si sfiorano se non in un frangente, deciso dal destino. Quello che manca è un punto di contatto, di empatia, per sfondare il muro dell'indifferenza che si staglia fra i due. Un punto di contatto sì, ma non di perdono, dato che il regista condanna amaramente gli efferati crimini del secondo protagonista, invitando a riflettere sul fenomeno della violenza in ambito scolastico.

 

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