Fujino Chiya 藤野千夜, transgender MtF di spicco nel panorama letterario nipponico contemporaneo, col suo romanzo breve Natsu no yakusoku 夏の約束 – edito da Einaudi e tradotto in italiano da Bruno Forzan “Una promessa d’estate” – si pone come portavoce del movimento queer giapponese.
Vincitrice nel 2000 del più prestigioso premio letterario per scrittori esordienti, lo Akutagawa shō 芥川賞, l'autrice porta alla ribalta il tema della diversità di genere attraverso la narrazione delle vicende di una coppia omosessuale, formata dall'impiegato aziendale Matsui Maruo e dal suo fidanzato Hikaru, redattore freelance, che cerca di vivere a Tōkyō la propria relazione alla luce del sole. Pur sviluppandosi attorno alle vicende di diversi personaggi che concorrono alla definizione del racconto, fra i quali una parrucchiera transgrander assieme al suo inseparabile cagnolino e un'aspirante scrittrice single trentenne, la narrazione è estremamente lineare: così, i soggetti risultano essere tutti profondamente legati ai due protagonisti principali in virtù di un amaro e consapevole senso di appartenenza alla “diversità”. Uniti dal fil rouge della solitudine rispetto al mainstream sociale, i personaggi si muovono all'interno del romanzo come se formassero una grande famiglia, stravagante, solidale, allargata. Le vicende dei due giovani sono strettamente connesse al concetto di marginalità: criticando apertamente la società giapponese contemporanea come ancora eccessivamente maschilista e bigotta, Fujino Chiya denuncia così la discriminazione eterosessista sulla base dell'orientamento sessuale. La quotidianità della coppia è infatti costellata da svariati episodi di intolleranza e discriminazione, da manifestazioni omofobiche, atti di violenza psicologica, come l'uso di un linguaggio scurrile ed episodi di mobbing, e ancora da atteggiamenti molesti ed emulativi che nell'insieme producono forti danni psicologici. Per Maruo, spesso e volentieri il luogo di una strisciante omofobia sembra essere proprio quello di lavoro, dove è dichiaratamente gay. Calandosi ancor di più nella semplice realtà metropolitana, anche il tenersi per mano diventa una vera e propria conquista della libertà in termini di affettività relazionale. All’interno del romanzo si riscontra infatti un vero e proprio codice eterossesuale (Iseiaisha no kōdo 異性愛者のコード) che trova un’alta giustificazione proprio in azienda, dando luogo a più o meno esplicite discriminazioni di stampo eteronormativo nei confronti di individui omosessuali, considerando come normale espressione delle relazioni sessuali e sentimentali solo l’eterosessualità. Da questo punto di vista, la scrittura di Fujino Chiya può essere interpretata come una sollecitazione in termini di un dibattito sulla valorizzazione della “diversità” sessuale, al fine di promuovere un senso di tolleranza e rispetto reciproco. Viene registrata minuziosamente una realtà liminale che esula dall'establishment sociale, procedendo oltre ogni tipo di conformismo o pregiudizio: i protagonisti del romanzo non chiedono altro se non di poter vivere la propria relazione con discrezione e senza la paura di dover giustificare la propria natura omosessuale a estranei o ancora di essere canzonati e derisi per strada solo “per colpa” del loro amore. L'Io narrante espone al lettore personaggi che lottano costantemente, ma con naturalezza, contro una società omologante e caratterizzata da forti paradossi, creando in questo modo interessanti alchimie in un Giappone, forse, ancora imbarazzato di fronte a simili tematiche, nonostante l'abolizione ufficiale di norme penalizzanti e discriminanti.
Si tratta di un racconto al contempo ironico e dotato di un certo realismo, che con grande pudore e fermezza denuncia le umiliazioni, più verbali che fisiche, subite dagli omosessuali: in definitiva, il racconto si rivela essere un tacito quanto vibrante grido di protesta, una denuncia delle ferite profonde che l'intera comunità gay nipponica porta ancora oggi nel cuore.