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Prison School!

23 Novembre 2015
Artemis

Prison School è un manga di Akira Hiramoto serializzato da Kodansha dal febbraio del 2011. La J.C. Staff ha prodotto un anime che è andato in onda dal 10 luglio al 25 settembre 2015, e a ottobre uscirà un dorama diretto da Noboru Iguchi.

In Italia, l’anime è stato acquistato dalla Dynit ed è disponibile su Vvvvid coi sottotitoli in italiano.

Si tratta di un seinen, quindi diretto a un target diverso rispetto agli shōnen: il pubblico di riferimento è molto più maturo, anche se in realtà le tematiche trattate sono tutt’altro che serie. E’ una commedia, si ride dalla prima all’ultima puntata, molte scene sono però abbastanza spinte.

La storia è ambientata a Tokyo, per la precisione nel liceo Hachimitsu, un liceo d’élite destinato solamente alle donne, ma che nell’anno in cui la vicenda si svolge viene aperto, per volontà del preside, anche ai ragazzi. I ragazzi che si iscrivono sono solamente cinque, i protagonisti della vicenda: Kiyoshi Fujino, il protagonista a tutti gli effetti e l’unico che riuscirà ad avere un love interest sin dall’inizio della storia; Takehito “Gakuto” Morokuzu, un otaku fissato con la guerra dei Tre Regni, che utilizza un linguaggio arcaico ed è la mente del gruppo; Shingo Wakamoto, un teppista dai capelli decolorati amico di Kiyoshi; Jōji “John” Nezu, che porta sempre il cappuccio e tossisce sangue come un tisico, quando in realtà soffre di una forma d’afta particolarmente aggressiva; Reiji “André” Andō, un ragazzo sovrappeso dalla faccia… particolare, e il più masochista del gruppo.

I cinque ragazzi, frustrati dall’impossibilità di avvicinare le ragazze del liceo che li disprezzano – Kiyoshi tiene nascosta la sua “conquista” per evitare invidie – decidono di spiarle mentre si cambiano. Una volta scoperti, vengono a conoscenza dell’esistenza dell’Associazione Studentesca Segreta, il cui obiettivo è espellere i maschi dalla scuola. L’Associazione è composta da Mari Kurihara, la presidentessa, apparentemente integerrima, fredda e amante dei corvi; Meiko Shiraki, dalle forme prorompenti, comportamento da mistress e ossessione per l’esercizio fisico, e Hana Midorikawa, una sorta di reincarnazione di Mello di Death Note, cintura nera di arti marziali e con fetish alquanto sorprendenti, che qui non nominerò perché, credetemi, in questo anime le dinamiche mistress/slave sono il meno.

Come da regolamento, i cinque vengono confinati per un mese nella prigione che si trova all’interno del cortile della scuola, dovranno indossare divise a righe e fare tutto ciò che fanno i veri e propri carcerati, a parte che possono seguire le lezioni tramite uno schermo.
Il masochismo di André troverà soddisfazione nei modi sadici di Meiko Shiraki, che ha la tendenza a sedersi sulle facce dei prigionieri per prenderli a frustate in mezzo alle gambe, mentre il povero Kiyoshi si troverà alle prese con Hana, che ha sviluppato una certa ossessione per lui e lo costringe a sottostare ai suoi feticismi.

La prima parte della storia è incentrata sul piano di Gakuto e di Kiyoshi per far evadere quest’ultimo il tempo necessario per poter andare a un appuntamento con Chiyo, la ragazza che aveva conosciuto prima di essere incarcerato, ma poi finalmente trovano spazio anche gli altri tre personaggi, quando le intenzioni dell’Associazione Studentesca (espellerli) diventeranno ovvie i ragazzi e dovranno escogitare i più astuti stratagemmi per evitarlo.

Divertentissimo anche il preside della scuola, apparentemente serio, distinto e cool, nel suo modo di mettere enfasi drammatica sull’ultima parola di ogni frase, ma in realtà appassionato di pornografia particolarmente devoto ai fondoschiena. Ma dimentichiamoci del sangue dal naso e dalle scene stile Maestro Muten: non perderà mai la sua aria impassibile, nemmeno di fronte al suo amato mousepad con le chiappe di una ragazza in 3D.

Prison School è un anime molto divertente dall’inizio alla fine, non mancano i momenti quasi solenni, ma anche quelli strappano un sorriso, considerando il contesto. Provare simpatia per i protagonisti è naturale. Graficamente l’ho trovato molto curato, i particolari sono nitidi, i colori brillanti.

Lo consiglio a coloro che non si scandalizzano facilmente e vogliono passare alcune ore ridendo a crepapelle.

 

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